Il direttore dell’agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini: ammontano a 1100 i miliardi di euro di crediti tributari giacenti, una massa non più gestibile. Lo avevamo già ribadito in precedenza: il riordino del fisco in Italia, prima ancora che attraverso una delega, passa tramite un cassetto. Anche se, data la mole del contenuto, sarebbe più opportuno parlare di armadio o magazzino, poiché si tratta di crediti tributari codificati da cartelle esattoriali per un totale di 1100 miliardi di euro, maturati nel corso degli ultimi 20 anni.Se si considera che il prodotto interno lordo dell’Italia, a prezzi correnti, è di poco superiore ai 1800 miliardi di euro, allora si ha una esatta percezione della non più gestibilità di una simile massa creditoria utile unicamente, forse, a rientrare nella colonna dei “residui attivi” dei bilanci pubblici. Per quanto alcuni aspetti racchiusi nella delega fiscale del governo Draghi siano in linea di principio condivisibili, nessuna riforma del sistema di tassazione potrà produrre gli effetti sperabili di ripresa economica se prima non verrà adottato un provvedimento volto a fare scendere il sipario e a mettere i titoli di coda sulla “montagna” delle cartelle esattoriali affidate ad agenzia delle entrate – riscossione.
In media, con una percentuale di recupero tra il 5 e il 10 per cento, nelle casse erariali potrebbero affluire da subito da 55 a 110 miliardi di euro, l’equivalente di due o tre manovre di bilancio. Un passaggio oramai obbligato e conveniente. Per tutti.
L’editoriale di A.Z