Unisin, Emilio Contrasto in esclusiva: “Fondamentale il rinnovo CCNL bancari”

Intervista al Segretario Generale UNISIN/CONFSAL Emilio Contrasto. Con lui abbiamo parlato del rinnovo CCNL bancari e del complesso fenomeno della desertificazione bancaria. Mi auspico un accordo a breve tra ABI e Sindacati di categoria su CCNL, cosa che a mio parere avverrà con grande responsabilità. In queste settimane ho fatto diversi appelli in merito. I bancari sono il fulcro del settore.


Segretario Emilio Contrasto, lei è fiducioso riguardo all’accordo sul CCNL bancari?

“La trattativa che ci vede impegnati come Organizzazioni Sindacali di settore è un momento importantissimo per le lavoratrici e i lavoratori delle aziende del credito e finanza e nelle relazioni industriali con l’Associazione Bancaria Italiana (ABI). Siamo in una fase centrale del confronto con la controparte datoriale e il nostro auspicio, come quello delle altre Sigle sindacali, è quello di arrivare quanto prima alla chiusura e alla firma del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per dare sicurezza e stabilità a tutti i dipendenti del settore. Ricordo che il CCNL rappresenta lo strumento essenziale per garantire a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori del nostro settore tutele normative e un giusto riconoscimento economico dopo tanti anni di sacrifici. Va anche ricordato che le lavoratrici e i lavoratori del settore hanno operato anche in condizioni di estremo disagio, garantendo un servizio essenziale per il Paese durante la pandemia da Covid-19 a rischio della propria incolumità. Ho quindi apprezzato la lungimiranza e la coerenza di Intesa Sanpaolo e del suo Ceo Carlo Messina che ha annunciato nei giorni scorsi – accogliendo la richiesta sindacale e anticipando l’auspicata condivisione da parte delle altre aziende di credito – per i dipendenti del Gruppo l’aumento in busta paga entro fine 2023 a valere sul quarto trimestre dell’anno e il ripristino del calcolo TFR, in attesa dell’esito delle trattative contrattuali. Auspico che tale posizione possa accelerare una positiva conclusione normativa ed economica del percorso di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro da parte dell’Associazione Bancaria Italiana e, quindi, di tutte le Banche”.

Come si potrebbe sconfiggere il problema della desertificazione bancaria nel territorio italiano?

“La desertificazione bancaria, purtroppo, rappresenta un vero e proprio problema per i territori del nostro Paese. Come Organizzazione Sindacale stiamo svolgendo un’ampia campagna di sensibilizzazione con convegni, iniziative, interviste, approfondimenti, ponendo all’attenzione delle Istituzioni e della politica, del mondo produttivo, della società civile e di tutti gli altri stakeholder il tema della desertificazione. Stiamo evidenziando quanto sia forte l’impatto e il rischio per imprese e famiglie e per lo sviluppo economico locale e nazionale della mancanza di un adeguato supporto, costituito da una capillare presenza di filiali, sui territori da Nord a Sud alle Isole, perché nessun territorio italiano, compresi quelli più ricchi, purtroppo è esente da questa gravissima problematica”.

Sulla base di quali dati esprime questa considerazione?

“Gliene rassegno solo pochissimi, di carattere nazionale, pubblicati dalla Banca d’Italia nel suo rapporto statistico ‘Banche e istituzioni finanziarie: articolazione territoriale’ del 31 marzo 2023 che riporta i dati al 31 dicembre 2022 che sono esemplificativi della situazione. Nel corso del periodo 31.12.2013 – 31.12.2022 in Italia siamo passati dalla presenza di 684 banche a 439 (-245); da 31.761 sportelli a 20.986 (-10.775); da 310.258 a 264.132 (46.126). Qualcuno potrebbe obiettare che oggi siamo nell’era della digitalizzazione e che quindi è possibile usufruire dei servizi anche online. Vero, ma bisogna pensare a 360° tenendo conto di tutte le esigenze, considerando che i servizi vanno garantiti anche alle persone anziane e a coloro che hanno poca dimestichezza con il mondo digitale, alle piccole imprese e a quelle di carattere familiare che hanno bisogno di un confronto fattivo e assistenza continua, che le distanze da un territorio ad un altro per accedere ai servizi di una filiale possono rappresentare una grande limitazione all’accesso. La clientela bancaria nel corso degli anni ha mostrato di sapersi adattare ai cambiamenti organizzativi e alle innovazioni che man mano sono state introdotte dal sistema bancario e di apprezzare anche, soprattutto i giovani, l’innovazione tecnologica: il digital banking e la cosiddetta fintech. È sicuramente una nuova opportunità la possibilità di poter operare direttamente dal proprio pc, tablet o smartphone sul proprio conto corrente per eseguire operazioni senza doversi spostare fisicamente. Alle filiali fisiche sono subentrante massicciamente quelle online o digitali, ma la clientela è rimasta e rimane comunque assolutamente affezionata alla filiale fisica dove può interfacciarsi con il proprio gestore o con altri dipendenti della banca per risolvere problematiche o anche solo per rafforzare il rapporto interpersonale fiduciario che spesso è maggiormente favorito dall’incontro fisico”.

Le nuove tecnologie offrono però opportunità neanche immaginate in passato, non crede?

“Certamente, ma non va dimenticato un altro problema legato al fenomeno della desertificazione che è rappresentato dal ‘digital divide’, ovvero il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare personal computer, internet e reti ad alta velocità) e chi ne è escluso, in modo parziale o totale. Esiste poi, come accennavo prima, il problema, assolutamente strategico, della consulenza che riguarda sia la clientela privata ma anche e soprattutto le imprese e la necessità per queste ultime di trovare interlocutori in grado di rispondere velocemente ed efficacemente alle loro istanze. Un altro aspetto del problema è rappresentato dal fatto che le banche, in moltissime circostanze, svolgono la essenziale funzione di motore di trasmissione su territori, famiglie e soprattutto imprese dei vari strumenti tempo per tempo posti in essere dalle istituzioni locali, nazionali e comunitarie a sostegno di imprese e famiglie. L’Italia è un Paese con la presenza di imprese medie e piccole, a caratterizzazione poco più che familiare. In queste realtà la consulenza finanziaria non può certamente essere gestita all’interno delle aziende e poter, quindi, contare sulla propria banca, fisicamente presente al luogo dove si svolge l’attività di impresa, per la migliore qualificazione e quantificazione delle fonti di investimento, diventa strategico. Risulta evidente che la digitalizzazione rappresenta un elemento essenziale per il sistema bancario del nostro Paese perché possa essere al passo con quello dei competitor europei ed internazionali, ma necessariamente, per quanto ho detto prima, va tenuta presente anche la specificità che caratterizza i territori sia a livello produttivo, sia di popolazione e anche dal punto di vista delle distanze e accessibilità da un luogo all’altro e delle infrastrutture (strade, autostrade, collegamenti) che sono molto diversificate”.

E quindi torniamo al punto: come si può sconfiggere questo fenomeno?

“Le rispondo sottolineando che è tempo che anche i decisori politici intervengano con urgenza per porre un freno a questa escalation che rischia di aumentare quotidianamente il numero di Comuni italiani desertificati bancariamente. Mi consenta solo un accenno al Mezzogiorno d’Italia che oramai da tempo è privo di fatto di centri decisionali facenti capo alle principali Banche italiane. Questa parte del nostro Paese, purtroppo, risente ancor più del processo di desertificazione bancaria, determinando anche conseguenze negative sullo sviluppo di un tessuto imprenditoriale ‘sano’ e quindi, a seguire, sullo sviluppo sociale, culturale e in termini di popolazione dei vari territori. Quello che abbiamo avuto modo di osservare sinora, nonostante le numerosissime sollecitazioni, è la totale assenza di un’azione concreta e mirata da parte della politica sul tema della desertificazione bancaria del nostro Paese. La desertificazione bancaria, come detto, determina maggiori complessità e difficoltà per le imprese (sia per quelle già in essere sia per realizzare eventuali nuovi progetti/startup che potrebbero svilupparsi se adeguatamente supportati da un sistema bancario efficiente). Non va dimenticato un fenomeno ad essa collegato dell’usura. In assenza di imprese e di lavoro, i giovani abbandonano i territori e provano a ‘cercar fortuna’ in aree o Paesi con maggiore densità produttiva e maggiori opportunità. Quindi, alla desertificazione bancaria, semplicemente segue la desertificazione economica che a sua volta determina un calo demografico soprattutto evidente nelle giovani generazioni che si vedono costrette a cercar fortuna in altre aree o nazioni”.

Che relazioni avete con le altre organizzazioni sindacali?

“Il nostro lavoro come UNISIN/CONFSAL si svolge in piena sinergia con le altre Organizzazioni Sindacali del settore, con continue interlocuzioni sia a livello nazionale sia a livello territoriale. Il valore dell’unitarietà dell’azione sindacale è uno dei principi cardine dell’azione della nostra Organizzazione. Non va anche dimenticato che il settore del credito è caratterizzato da un’altissima percentuale di sindacalizzazione, la più alta a livello europeo. Ciò rafforza l’azione del sindacato unitario e spiega come il settore del credito si sia reso capace, nel corso degli anni, di individuare strumenti e soluzioni in grado di gestire i processi di rinnovamento in modo innovativo e senza traumi per le Persone che in esso operano. Penso, a titolo meramente esemplificativo, al welfare aziendale, al fondo di sostegno al reddito, al fondo per l’occupazione, alle iniziative di solidarietà attraverso la fondazione PROSOLIDAR nella quale sono presenti, pariteticamente, tutte le Organizzazioni sindacali del settore del credito nonché tutte le imprese aderenti all’ABI e l’ABI stessa”.

Come UNISIN quali iniziative sindacali imminenti state organizzando?

“Come le dicevo, in questo momento i nostri impegni principali sono rivolti al rinnovo del CCNL, alla tutela quotidiana delle colleghe e dei colleghi nelle varie Aziende e Gruppi, alla campagna di sensibilizzazione relativa alla desertificazione bancaria, alla valorizzazione delle diversità, alla eliminazione delle violenze di genere. La nostra azione continua spazia su tutti i temi della tutela dei diritti nei luoghi di lavoro e complessivamente dei diritti delle persone a partire da quelle con disabilità; alla violenza sulle donne e di genere a cui dedichiamo questo mese una serie di approfondimenti pubblicati sulla nostra testata Professione Bancario, sui nostri siti e sui social; ai giovani e al loro futuro; ai pensionati. E questo lo facciamo con incontri, convegni, seminari formativi, articoli, pubblicazioni, azioni concrete, portati avanti sia a livello nazionale sia a livello locale grazie all’impegno e professionalità e, aggiungo, alla passione delle nostre e dei nostri dirigenti sindacali”.

Quale appello vuole lanciare all’ABI per quanto concerne l’accordo sul CCNL?

“Più che di un appello parlerei di auspicio a chiudere al più presto le trattative del CCNL in modo da consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di poter finalmente contare su un giusto e doveroso recupero economico, su condizioni di lavoro sempre più certe e migliorative dal punto di vista delle norme e delle tutele di cui possono fruire grazie ad uno strumento eccezionale e prioritario che è quello del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro al quale è demandata la funzione di tutela complessiva e generale del settore che può, anzi deve, essere migliorata dalle contrattazioni di secondo livello ma che resta la pietra miliare per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Aziende di ogni dimensione”.

Il direttore responsabile Agrippino Castania

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