La rivoluzione francese delle pensioni? Alla fine è un bis della legge Dini 28 anni dopo

La norma voluta dal Presidente centrista Emmanuel Macron ha coalizzato “contro” le due principali opposizioni populiste di destra e di sinistra radicale, eppure il suo obiettivo è la preservazione del sistema previdenziale a ripartizione, alternativo a quello a capitalizzazione oramai di fatto vigente in Italia, e rafforza il patto sociale con i cittadini elevando l’assegno minimo a 1200 euro mensili.

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Indicizzazione delle pensioni o nuova tela di Penelope? I sindacati: Meloni non giochi alle tre carte

Giorgetti firma il decreto di adeguamento al costo della vita, Calderone fraziona gli scaglioni che fissano le percentuali di rivalutazione. Così le forze sindacali annunciano una mobilitazione e ammoniscono: “Per assegnare un po’ di più ai poveri, si toglie a chi povero rischia di diventarlo”. In paradiso (o all’inferno) rischia di finire nuovamente il ceto medio?

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La classe media può attendere: asticella bassa anche nella prima manovra targata Meloni

Il governo in carica non rinuncia alla tentazione di mescolare le carte, nel rapporto di comunicazione diretta con l’opinione pubblica, parlando di cifre, importi e scaglioni ma omettendo di distinguere tra netto e lordo e guardandosi dall’evidenziare che, all’atto pratico, i benefici tangibili saranno inferiori a quelli annunciati nelle più recenti conferenze stampa.

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Manovra, scende il bonus, sale la pensione

Il leghista Giancarlo Giorgetti, come Ministro dell’economia e delle finanze, firma con un impegno di spesa di 50 miliardi di euro il decreto che stabilisce per gli assegni dell’INPS un adeguamento medio di 7 punti e mezzo all’indice del costo della vita. In tal modo viene di fatto sancita l’archiviazione di uno dei punti più controversi della legge Fornero di riforma radicale della previdenza pubblica sotto l’allora Governo Monti: il blocco della perequazione, ossia della indicizzazione delle rendite pensionistiche a partire da un importo superiore a tre volte il minimo.

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Pensioni, missione di Nannicini a Tirana per portare a traguardo la diplomazia previdenziale

Domani alle 12 e 30, conferenza nella capitale albanese con il nostro Ambasciatore Fabrizio Bucci e con la funzionaria pubblica Geri Ballo promotrice di una petizione in merito in materia di ricongiungimento contributivo. Sulle pensioni, la politica e la diplomazia non vanno in vacanza. Anzi accentuano il proprio impegno congiunto per condurre a traguardo un’intesa dal rilevante impatto sociale per molte migliaia di cittadini, italiani e albanesi, che hanno svolto carriere lavorative in entrambi i Paesi ponendo la necessità oramai ineludibile del ricongiungimento contributivo affinché i diritti acquisiti pregressi siano salvaguardati a prescindere dalla Nazione prescelta di successiva residenza.

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Pensioni: prosegue il cantiere tra Italia e Albania per il riconoscimento reciproco dei diritti previdenziali

Dopo la missione di successo a Tirana, lo scorso marzo, tra il Senatore Nannicini – assieme al nostro Ambasciatore Fabrizio Bucci – e il Premier Rama, più di recente si è riunito un tavolo di lavoro tra lo stesso Bucci e la vice Ministra d’Albania Megi Fino. Non conosce sosta l’attività di confronto politico istituzionale e diplomatico tra Italia e Albania, finalizzata al riconoscimento reciproco dei diritti pensionistici per i lavoratori dei nostri due Paesi.

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L’Italia ci riprova a imitare il Portogallo: dopo il sud, tassazione piatta al 7% per chi dall’estero si trasferisca nelle zone terremotate

Allo stesso tempo, tuttavia, nessun Governo in carica a palazzo Chigi, soprattutto dal 2008 in poi, è stato in grado di arginare il nuovo crescente fenomeno dell’emigrazione di pensionati nostri connazionali in Paesi caratterizzati da ridotti livelli di imposizione fiscale e da migliori condizioni climatiche e di costo della vita. Dopo il sostanziale fallimento dell’operazione Sud – condotta a partire dal 2019 (Governo Conte 1) con l’istituzione di una tassazione al 7 per cento per i non residenti titolari di pensione estera che si trasferiscano nei Comuni del mezzogiorno sotto i 20.000 abitanti – adesso il governo italiano, questa volta con Draghi a palazzo Chigi, ci riprova nell’intento di avvicinare l’Italia al modello del Portogallo: estendendo la predetta agevolazione tributaria ai pensionati stranieri (o italiani che vogliano rimpatriare) che optino per iscrivere la propria nuova residenza in uno dei territori comunali colpiti dagli eventi sismici che funestarono l’Abruzzo, il Lazio, l’Umbria, le Marche).

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Pensioni: accordo più vicino tra Italia e Albania

Successo della missione realizzata a Tirana dal Senatore Tommaso Nannicini per ottenere il riconoscimento reciproco dei diritti previdenziali nelle ipotesi, non rare, di carriere contributive discontinue e alternate tra i nostri due Paesi. Il senatore del Parlamento italiano Tommaso Nannicini ha svolto, negli scorsi giorni, una visita istituzionale di alto profilo a Tirana dove ha incontrato il Premier albanese Edi Rama e la Viceministra degli esteri Megi Fino, assieme al nostro Ambasciatore Fabrizio Bucci. Al centro delle questioni affrontate, il testo dell’accordo binazionale sollecitato da anni dal governo Rama e che lo Stato italiano è chiamato a recepire al fine di garantire il pieno riconoscimento, ai fini della maturazione del diritto pensionistico, dei contributi versati in uno dei due Paesi, per un certo numero di anni, da un lavoratore poi trasferitosi nell’altra Nazione.

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