Italia e Germania, rivali solo in apparenza: alla fine vincerà il realismo industriale contro l’Austerity di Berlino su Roma

Al netto di sorrisi e strette di mano – che segnano un ritorno alla normalità dopo l’era covid – il vertice tra i ministri dell’economia e delle finanze di Roma e di Berlino, Giancarlo Giorgetti e Christian Lindner, non ha sortito risultati di sostanza. A confermarlo è la nota di stampa, assolutamente essenziale, diffusa a seguito del colloquio binazionale che era finalizzato anzitutto a una prima reciproca conoscenza, necessaria per il Governo tedesco di Olaf Scholz, dopo l’avvicendamento a Roma tra Mario Draghi e Giorgia Meloni e il conseguente passaggio di consegne da Daniele Franco al leghista moderato Giorgetti alla guida del MEF. Proprio quest’ultimo, recita il passo conclusivo del comunicato ufficiale, “ha evidenziato l’importanza che la UE abbia una politica e una strategia energetica comuni maggiormente incisive”.

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Elezioni politiche: comunque vada deciderà la Bce

La pace fiscale rimane un passaggio ineludibile per favorire l’emersione dell’intera base economica, reddituale e patrimoniale, e per riattivare un patto leale con l’erario valevole per il futuro. Ma essa porterà in dote al massimo 70 miliardi e non subito nei primi 12 mesi di legislatura. Per questo i reali margini di manovra saranno in capo alla Eurotower di Francoforte e alle garanzie che Lagarde sarà in grado di concedere ai nostri buoni del tesoro poliennali.

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Draghi lascia in dote aiuti anti crisi e Legge di Stabilità

Esattamente tutto sta andando come avevamo previsto: il prossimo Governo, quale che sia il suo colore politico, dovrà fare i conti con Draghi, il quale ha già comunicato che non vi saranno pause estive e che, in nome degli affari correnti e di quelli non rinviabili, i provvedimenti in fase di esame, discussione e conversione dovranno essere tutti condotti a buon fine, cioè ad approvazione. A dimostrazione di ciò, rileva quanto sta accadendo sul decreto cosiddetto Aiuti: le economie di spesa conseguite a livello ministeriale hanno accertato una plusvalenza di oltre 14 miliardi di euro, che saranno utilizzati – senza creare nuovo deficit né quindi nuovo debito – per integrare gli interventi a favore di famiglie e imprese contro i rincari delle bollette e dei prezzi al dettaglio e al consumo. Continua a leggere “Draghi lascia in dote aiuti anti crisi e Legge di Stabilità”

Governo: Cia a Draghi, crisi non blocchi sostegni ad agricoltura colpita da siccità e rincari

La crisi di governo non deve bloccare le misure di sostegno alle aziende agricole, colpite duramente dalla siccità e dai rincari produttivi. Servono interventi urgenti sul gasolio agricolo, come anche sull’emergenza manodopera e fauna selvatica e sull’agrifotovoltaico con il superamento del limite dell’autoconsumo. Queste le richieste del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, a Palazzo Chigi per gli incontri tra parti sociali e premier Mario Draghi sul nuovo Decreto Aiuti.

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Pensionati: Anp-Cia, anche senza governo, garantire aiuti cruciali

Solo stupore e indignazione di fronte agli ultimi giorni del governo Draghi, contrassegnati da una crisi gravissima che ha portato allo scioglimento del Parlamento con nuove elezioni a settembre. Non era di questo che il Paese aveva bisogno, tanto più vista l’instabilità economica e le difficoltà maggiori per le fasce più deboli della popolazione, come per i tanti pensionati ridotti a condizioni sempre più estreme di povertà. Anp, l’Associazione nazionale dei pensionati di Cia-Agricoltori Italiani ribadisce così il suo disappunto e richiama, oggi, le istituzioni al buon senso affinché l’attuale situazione di stallo non impedisca che vengano, comunque, concretizzati interventi fondamentali per la sostenibilità di un’Italia davvero in bilico.

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Draghi? In carica sino a fine ottobre

Alla fine viene da chiedersi se davvero valesse la pena di conquistare le prime pagine dei più importanti giornali e mass media mondiali per il fatto di avere innescato una crisi in piena estate, sullo sfondo di una inedita emergenza climatica e di una guerra russo ucraina di cui paghiamo un alto prezzo indiretto in termini speculativi. Sul piano del rigore formale, infatti, deve essere puntualizzato quanto segue: ai sensi della Costituzione, per effetto dei termini tecnici e delle necessità logistiche, a seguito delle elezioni anticipate del 25 settembre, le nuove Camere non potranno riunirsi prima del 13 ottobre, per la proclamazione degli eletti e la votazione delle presidenze di Montecitorio e palazzo Madama.

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Partiti rimandati (al voto) al 25 settembre: chiuso il teatro, la politica non riapra il circo

Il Presidente Sergio Mattarella invia un messaggio rigoroso: “Nessuna pausa nell’attuazione del recovery plan”. Votata in Senato una fiducia solo relativa che di fatto ha aperto la via alle dimissioni irrevocabili e al voto anticipato in un autunno denso di scadenze e di emergenze. Alla fine, non è stata una fiducia né numerica, né politica: primo, perché votata a maggioranza relativa sul totale dei senatori; secondo, perché il voto sulla risoluzione a firma Pierferdinando Casini, consegna l’immagine di un “campo stretto”, osteggiato dal centrodestra e dall’ala più movimentista (e movimentata) del centrosinistra rappresentata da ciò che rimane dei cinque stelle.

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Sergio Mattarella, presidente e unico garante dell’Italia di fronte a un parlamentarismo tutto da riscrivere

Di lui il Banchiere internazionale e scrittore Beppe Ghisolfi ha detto: “Un riferimento di alta capacità umana e istituzionale decisivo nei momenti più complessi della nostra Repubblica”. Il Capo dello Stato fu il solo a replicare autorevolmente alla Presidente della BCE, Christine Lagarde. L’Italia rimane ai sensi della Costituzione una Repubblica parlamentare che come tale rispetta tutti i riti del parlamentarismo inclusi i più formali.

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Il Senato manda in frantumi lo scudo di Draghi: risale lo spread, occhi puntati su Francoforte che accelera sui tassi

Mentre deve essere verificata sul campo l’efficacia dello scudo anti-spread della BCE di Christine Lagarde, di certo fin qui vi è che il voto di palazzo Madama di mercoledì sera ha mandato in frantumi lo scudo di Draghi: già di prima mattina, ieri, alla riapertura dei mercati, il differenziale dei rendimenti tra Bund tedeschi e BTP italiani rialzava la testa attestandosi sui 230 punti base, e secondo gli analisti lo stesso potrebbe aggravarsi ancora portando i nostri buoni del Tesoro pluriennali a scenari da tragedia greca, scritta non da Omero ma da quanti tendono a una loro monetizzazione massiva oppure a lucrare cedole più vantaggiose in sede di rinnovo delle emissioni di titoli.

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