
Rama a Zelensky: “L’Albania aprirà un’Ambasciata a Kiev e invierà aiuti umanitari all’Ucraina”
La Banca europea per gli investimenti ha aiutato l’Ucraina a ricostruire ospedali e scuole, ripristinare le forniture di riscaldamento e completare molti altri progetti nelle aree distrutte dai combattimenti nell’est del paese nel 2014. Continua a leggere “Speranza per l’Ucraina: la BEI da sempre un forte sostegno”
Washington e Francoforte hanno ufficialmente messo in pista due diverse filosofie e ricette per contrastare la crisi globale aggravata dal conflitto russo in Ucraina. Differenze di approccio, nei confronti dello stesso problema di un aumento non solo contingente del livello generale dei prezzi al di qua e al di là dell’oceano, le cui motivazioni erano chiare ancora prima dello scoppio del conflitto innescato da Putin contro Kiev. Gli Stati Uniti d’America risentono di una inflazione dovuta alla possibilità delle famiglie della classe media di esprimere una sostenuta domanda di beni e servizi, e prima dello scenario di guerra era la produttività del lavoro il fattore incaricato di assorbire buona parte delle spinte inflazionistiche.
Il drammatico conflitto innescato dell’aggressione russa contro Kiev ha messo in evidenza un dato di fatto sulla cui obiettività non vi erano dubbi neanche prima: l’educazione alla piena consapevolezza di strumenti e procedure finanziarie, rappresenta una necessità assoluta altresì per difenderci dalle guerre e dalle conseguenze dirompenti delle stesse. Sul piano umanitario così come su quello sociale e delle economie reali, quindi della produzione, del commercio e del lavoro.
La vicenda Ucraina assurge a crocevia e simbolo di tensioni mai sopite tra le due superpotenze, e anzi aggravate dall’espansionismo attuato dall’alleanza militare atlantica nella macro regione geografica orientale del vecchio Continente. Un’eterna guerra fredda che molto difficilmente si scalderà sul serio. Anche perché ciò non converrebbe a nessuno: non al Presidente americano Biden, alle prese con un calo del consenso interno che molto difficilmente potrebbe risalire portando all’estremo il braccio di ferro con Mosca; e non all’omologo russo Putin, che in maniera speculare vive lo stesso problema e al quale non gioverebbe l’annessione di Kiev soprattutto ai fini della sostenibilità economico-finanziaria dell’operazione e di fronte a concittadini alle prese – più che con il patriottismo ex sovietico – con le conseguenze della riforma pensionistica e con gli effetti dell’inflazione sui beni di prima necessità.
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