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Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, domani mercoledì 20 e giovedì 21 aprile doveva essere in visita rispettivamente nella Repubblica dell’Angola e nella Repubblica del Congo. Nelle ultime ore è stato trovato positivo (asintomatico) al Covid quindi salterà la sua missione in Africa, per discutere di gas.
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Se per uscire dalla tragedia della guerra il ruolo di pressione economica e diplomatica dell’Occidente e dell’Europa rimane essenziale, c’è un’altra guerra, quella delle bollette del gas e della luce, che possiamo vincere fin da ora attraverso l’ABC della finanza e dell’energia. Anzi, attraverso l’Abbecedario di queste due grandezze che, come ha ribadito e riaffermato il Banchiere internazionale e scrittore Beppe Ghisolfi domenica sera sulla 7 all’Arena di Massimo Giletti, formano oramai un unico fenomeno economico.
Fondamentali un mix sapiente che unisca fondo perduto, prestiti a garanzia pubblica a lunga scadenza e indirizzi vincolanti “alla francese” nei confronti delle società energetiche a partecipazione pubblica. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, incalzato dai partiti della sua stessa maggioranza oltre che dalle forze sociali e dai movimenti di consumatori, annuncia provvedimenti per un massimo di 7 miliardi. I quali però basteranno solo sino a fine giugno. Sette miliardi. È questo lo stanziamento massimo addizionale che il Premier Draghi si impegna a formalizzare e a rendere utilizzabile nell’immediato con l’obiettivo di impedire l’ulteriore lievitazione di bollette il cui impatto recessivo inizia fin da ora a evidenziarsi sui conti economici delle aziende, e quindi di molte famiglie considerato che in Italia 9 imprese su dieci sono a conduzione personale o al più familiare.
Il 2022 si presenta un anno difficile per il risparmio che rischia di evidenziare la fragilità finanziaria di molti italiani ed evidenziare le esigue capacità nel gestire gli investimenti in un periodo complicato come questo con un’economia alle prese con la pandemia. I motivi di apprensione non sono pochi. Ma prioritario sono l’inflazione e il potenziale aumento dei tassi di interesse. Sarà infatti la corsa dei prezzi a mettere sotto pressione i nostri portafogli. Qualora l’aumento del costo della vita venisse ribadito ai valori di oggi, nei prossimi 10 anni rischieremmo di veder deteriorati 500 miliardi circa di risparmi giacenti sui conti correnti. Evidentemente si tratta di calcoli grossolani non sapendo come si comporterà concretamente l’inflazione.
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