La Fed ha provveduto ad alzare il tasso sui fondi federali di 75 punti base

Malgrado l’annunciata frenata della spesa e della produzione la Fed ha provveduto ad alzare il tasso sui fondi federali di 75 punti base, rispettando le previsioni degli addetti ai lavori. Il nuovo range è 2,25-2,5%, deliberato con voto unanime. Nessuna reazione turbata sui mercati, che avevano anticipato la decisione. “I recenti indicatori di spesa e produzione si sono mitigati. Malgrado ciò, negli ultimi tempi l’aumento dei posti di lavoro è stato consistente e il tasso di disoccupazione è rimasto basso, si legge nel comunicato del Fomc, “l’inflazione rimane alta, a causa degli squilibri della domanda e dell’offerta legati alla pandemia, all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia e a pressioni più ampie sui prezzi”.

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Fed, Jerome H. Powell presta giuramento per il suo secondo mandato come presidente del consiglio dei governatori

Jerome H. Powell lunedì 23 maggio ha prestato giuramento per il suo secondo mandato come presidente del consiglio dei governatori del sistema della Federal Reserve. Il giuramento del presidente Powell è stato seguito dal vicepresidente Lael Brainard nella sala conferenze stampa dell’edificio Martin del consiglio di amministrazione.

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Fed & Bce: verso la fine della politica monetaria a due velocità, il rialzo dello spread anticipa la nuova tendenza globale

La banca centrale statunitense, guidata da Jerome Powell, aumenta il costo del denaro più delle aspettative della vigilia, obbligando Francoforte ad accelerare la fine della strategia accomodante. Il differenziale di rendimenti tra BTP Italiani e Bund Tedeschi si conferma – come detto dal Banchiere Beppe Ghisolfi – una “tassa sui poveri” nel senso einaudiano vero dell’espressione. Washington ha messo in atto un meccanismo di portata planetaria i cui contorni erano stati delineati abbastanza chiaramente sia dagli analisti, sia dagli andamenti oramai costantemente rialzisti dello spread in Europa.

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Oltre Atlantico aumenta il costo del denaro: la mossa della Fed indica che gli USA sono meno esposti della Ue alla crisi globale

Washington e Francoforte hanno ufficialmente messo in pista due diverse filosofie e ricette per contrastare la crisi globale aggravata dal conflitto russo in Ucraina. Differenze di approccio, nei confronti dello stesso problema di un aumento non solo contingente del livello generale dei prezzi al di qua e al di là dell’oceano, le cui motivazioni erano chiare ancora prima dello scoppio del conflitto innescato da Putin contro Kiev. Gli Stati Uniti d’America risentono di una inflazione dovuta alla possibilità delle famiglie della classe media di esprimere una sostenuta domanda di beni e servizi, e prima dello scenario di guerra era la produttività del lavoro il fattore incaricato di assorbire buona parte delle spinte inflazionistiche.

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BCE, Lagarde non segue la FED: inflazione transitoria, non alzeremo i tassi

La presidente della banca centrale europea conferma le attese della vigilia, ossia il non allineamento alla stretta creditizia viceversa annunciata dal collega d’oltre Atlantico Jerome Powell: “Nel vecchio Continente avrebbe effetti frenanti sull’economia reale”. L’inflazione che ha investito il vecchio Continente, e che sta falcidiando le bollette energetiche aziendali e familiari soprattutto italiane, avrà carattere certamente transitorio e non strutturale, e quindi il contenimento della stessa si manifesterà nel corso dei prossimi mesi per il tramite di una serie di aggiustamenti che porteranno i prezzi delle materie prime a calmierarsi.

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