Autonomia regionale differenziata e accorpamento Irpef: doppio altolà UE a Roma

Ridurre le aliquote Irpef a tre scaglioni – in attuazione della riforma tributaria che il viceministro Maurizio Leo ha portato in Parlamento per l’approvazione entro giugno – potrebbe affossare in via definitiva il già compromesso principio costituzionale della progressività cui dovrebbe informarsi il prelievo fiscale nel nostro Paese. Mentre l’applicazione del principio dell’autonomia regionale differenziata, a cui sta lavorando il ministro leghista Roberto Calderoli, creerebbe dei seri problemi sul versante delle capacità di controllo degli aggregati di spesa pubblica da parte dello Stato, in analogia a quanto già avvenuto in riferimento alle esistenti Regioni a statuto speciale.

Sono queste alcune delle osservazioni che la commissione UE ha formulato, da Bruxelles, all’indirizzo di palazzo Chigi, Roma, all’interno delle più generali raccomandazioni contenute nel pacchetto programmatico del semestre europeo, attualmente in capo alla presidenza svedese, rivolto ai singoli Stati facenti parte dell’Unione.

Il commissario Paolo Gentiloni, ex Premier italiano e vice della von der Leyen con delega agli affari economici e al bilancio, ha esortato il nostro Paese e il Governo Meloni a dare seguito alle indicazioni a proprio tempo concordate con Roma nella direzione di un più incisivo abbattimento della tassazione sui redditi da lavoro, e di un conseguente spostamento del carico impositivo nei confronti di altre tipologie di rendita, come quelle derivanti dalle attività finanziarie e immobiliari.

Linee di indirizzo che inquietano non poco un esecutivo di centrodestra appena insediato e una Nazione che detiene il duplice primato, in Europa, della piccola proprietà immobiliare diffusa e del risparmio familiare giacente su conti e depositi bancari o immobilizzati in titoli obbligazionari soprattutto statali.

La commissione europea invita altresì a rivedere l’attuale composizione delle aliquote Iva agevolate, al fine di garantire la neutralità fiscale delle filiere produttive e commerciali e ridurre al minimo le aree di evasione, e di intervenire sulle imposte di donazione e di successione, forme impositive nelle quali l’Italia appare viceversa più generosa, nei confronti dei contribuenti interessati, in rapporto alla media degli altri Paesi comunitari.

Altrettanto rigorose le osservazioni sul Pnrr: il ministro del Governo Meloni titolare della relativa delega, Raffaele Fitto, sta producendo continui aggiornamenti sugli obiettivi da conseguire in vista del definitivo sblocco della seconda tranche, anche se la prospettiva finale è ottenere una proroga dei termini di utilizzo delle risorse e di adattamento degli obiettivi di transizione energetica, industriale e digitale in conseguenza del mutato scenario determinato dalla guerra russa in Ucraina.

Frattanto, Bruxelles ha acceso il semaforo verde sulla richiesta del Governo Meloni di scomputare dai parametri di calcolo del deficit, e quindi del debito in rapporto al prodotto interno lordo, le spese, purché eccezionali, temporanee e una tantum, connesse agli interventi di immediata ricostruzione e ripristino delle zone alluvionate di Emilia Romagna, Marche e Toscana.

Il direttore editoriale Alessandro Zorgniotti

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