L’inflazione era già conosciuta nell’epoca Aureliana romana: di Angelica Bianco

Apriamo la terza uscita della rubrica con una curiosità storica interessante. Già nell’epoca Aureliana romana, dal 214 d.C. si parlava di Inflazione. Innanzitutto cerchiamo di spiegare come si genera l’inflazione. Un ciclo economico è lo stato generale dell’economia che attraversa quattro fasi in un modello per l’appunto “ciclico”. Tale modello, consente di capire come si muove il mondo degli investimenti in relazione all’alternarsi di fasi economiche.

In particolare, il ciclo economico si compone di quattro fasi, che si alternano nel corso del tempo:

Ripresa

Espansione

Recessione

Depressione

Queste fasi rappresentano quindi la crescita e decrescita del PIL. In concomitanza di queste fasi gioca un ruolo importante l’inflazione. Infatti in un ciclo economico le variabili da attenzionare sono proprio i dati economici e quelli relativi all’inflazione. Ora tuffiamoci indietro nel tempo, e torniamo al 235 d.C. durante il regno di Caracalla. In quegli anni ci fu una grande crisi finanziaria che portò all’inflazione perché da una parte la politica mirava ad espandere i possedimenti, ma dall’altra i paesi difendevano solo i propri confini per questo si svaluto’ la moneta con notevole profitto.

L’Antoniniano (moneta dell’ epoca) pesava 8/5 del Denario pur avendo un valore nominale doppio. Negli anni seguenti in corrispondenza della riforma di Aureliano, essa perse progressivamente le caratteristiche di moneta argentea per trasformarsi in un dischetto di rame placcato. Questo fattore sottolinea la svalutazione del denaro, quindi l’inflazione. Poi nel quarto secolo d.C. cessò la coniazione del Denarius sostituito per transazioni più impegnative dal Solidus Aureo, e come moneta argentea il Divisionale.

Questo fatto di rappresentare la prima importante rottura con la tradizionale politica romana è di notevolissima rilevanza come fenomeno sociale. Gli interessi delle classi intermedie detentrici della moneta argentea furono in quel momento definitivamente accantonati in favore dei ceti Senatorio ed Equestre sui cui privilegi si basava la politica del basso Impero.

Questo giustifica la svalutazione della moneta e allo stesso tempo il maggior costo. Altro periodo di inflazione fu reso necessario sotto gli imperatori della dinastia dei Severi, che per far fronte alle necessità militari avevano ampliato l’esercito di un quarto e raddoppiata la paga base. Le spese militari costituivano poi il 75% circa del bilancio totale statale, in quanto poca era la spesa “sociale”, mentre tutto il resto era utilizzato in progetti di prestigiose costruzioni a Roma e nelle province; a ciò si aggiungeva un sussidio in grano per coloro che risultavano disoccupati, oltre ad aiuti al proletariato di Roma (congiaria) e sussidi alle famiglie italiche (simile ai moderni assegni familiari).

In conclusione non bisogna spaventarsi di tali cicli che per natura si ripeteranno come abbiamo visto a partire dall’antichità, bisogna guardare al futuro con lungimiranza e con consapevolezza infatti secondo gli esperti, l’inflazione scenderà al 6,3% nel 2023. Nel corso dell’anno il tasso dovrebbe registrare una marcata riduzione, per poi collocarsi in media al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Alla prossima uscita, Angelica Bianco.

Angelica Bianco, editorialista

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