Mercato dei capitali, la riforma che porta con sé educazione… finanziaria

Ci siamo. Oggi, con inizio alle ore 15, sul tavolo collegiale del Governo di Giorgia Meloni a palazzo Chigi, in occasione della riunione del Consiglio dei Ministri programmata per avviare la strategia di primavera, approderanno due voluminosi fascicoli a questa funzionali: il documento di economia e finanza, il primo di autonoma espressione dell’esecutivo della Premier di Fratelli d’Italia, attraverso cui sarà disegnato lo scenario macroeconomico di riferimento per i successivi atti di bilancio e provvedimenti di riforma; e il disegno di legge recante interventi a sostegno della competitività del mercato dei capitali.

Entrambi portano la firma del plenipotenziario Ministro e capo indiscusso del dicastero del MEF Giancarlo Giorgetti, ma a lavorare sul secondo dossier è stato in particolare il Sottosegretario Federico Freni. Proprio quest’ultimo, intervenendo prima della pausa festiva pasquale a un convegno dedicato presso l’università Bocconi di Milano, aveva anticipato l’intendimento del Governo, e degli uffici del proprio ministero in special modo, di innovare il corpus normativo che regola gli investimenti e l’afflusso di risorse finanziarie, provenienti da risparmio diffuso e soggetti istituzionali, su un tipo di mercato fondamentale per la patrimonializzazione e l’autofinanziamento delle imprese.

L’obiettivo è quello della semplificazione all’ingresso sia per il piccolo risparmiatore, sia per la piccola e media azienda, così come per quelle realtà a carattere familiare anche di dimensione maggiore, solitamente dubbiose in merito all’eventualità di affrontare l’iter di una quotazione, per paura di dover esporre i propri assetti organizzativi e patrimoniali originari ai capitali esterni. Una delle ragioni, di tipo culturale, per cui nel nostro Paese è relativamente maggiore l’incidenza del capitale a debito, preso cioè a prestito dal settore bancario, rispetto a quello proprio.

Il disegno di legge oggi al vaglio di palazzo Chigi, e che sarà illustrato nel merito nella conferenza stampa di questa sera a riunione governativa conclusa, prevede un rafforzamento di strumenti come i piani individuali di risparmio, e di veicoli di raccolta, come gli organismi collettivi di investimento del risparmio, oltre a un ruolo più incisivo dei fondi e delle casse autonome di previdenza. Si tratta, in quest’ultimo caso, di investitori istituzionali fondamentali per favorire livelli molto importanti di capitali verso il sistema dell’economia reale, ma che a tutt’oggi, come è stato evidenziato da diverse ricerche condotte dalla Banca d’Italia, hanno convogliato tali liquidità su settori e aziende estere, in misura del 70 per cento del totale.

Un approccio di rimodellamento dell’architettura del mercato finanziario, che agisce in parallelo sugli istituti giuridici della vigilanza, con l’obiettivo di renderla non più soltanto repressiva o sanzionatoria ma proattiva e funzionale a incentivare l’avvio delle procedure di quotazione in regime di IPO, le cosiddette offerte pubbliche iniziali che in altri Paesi occidentali, di importanza industriale pari a quella dell’Italia, si manifestano ogni anno in numeri importanti.

Parimenti, punto di strategica centralità, il disegno di legge oggi sul tavolo deliberativo del Consiglio dei Ministri, introdurrà elementi di necessaria educazione finanziaria, sulla base di quanto già anticipato dallo stesso Sottosegretario Freni all’università Bocconi e prima ancora, fin dal mese di gennaio, dal Ministro Giorgetti. Modalità di raccolta tradizionale del risparmio come i BTP, di recente rilanciati dal governo Meloni con tagli e linee dedicate, rappresentano sì una forma per trattenere quote importanti degli accantonamenti delle famiglie italiane e finalizzare le stesse a obiettivi di integrazione dei programmi pubblici nazionali; ma non possono essere l’unica soluzione, di fronte a un sistema borsistico ancora adesso tutto sommato piccolo e che, nonostante una vigilanza sbilanciata su aspetti di repressione e sanzione, non ha impedito, nel corso degli ultimi dodici mesi, di subire perdite sul fronte delle capitalizzazioni per un totale di 50 miliardi di euro, in termini di minusvalenze ovvero di svalutazione dei titoli in portafoglio.

Se verrà pertanto formalizzato, il passaggio odierno segnerà una prima storica svolta coerente con le migliori buone prassi che, in particolare nel corso degli ultimi dieci anni, attraverso una intensa attività itinerante e di produzione manualistica, sono state riassunte dall’impegno di massime personalità come l’attuale Banchiere internazionale Beppe Ghisolfi.

Il direttore editoriale Alessandro Zorgniotti

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...