Mattone, luce e gas: il triplo slalom di marzo per salvare il super bonus ed evitare la super bolletta

Mentre a palazzo Chigi e al dicastero del MEF si discute sul merito delle misure di compensazione fiscale da autorizzare, accogliendo alcune proposte di Ance Confindustria (settore costruzioni) e Abi (banche), per assicurare continuità ai lavori edilizi concretamente avviati ma oggi bloccati, tra poche settimane si riproporrà la grana del rifinanziamento da garantire allo sconto in bolletta corrispondente agli oneri di sistema temporaneamente neutralizzati prima da Draghi e poi da Meloni, ma adesso da rinnovare alla scadenza del 31 marzo prossimo.

Non c’è pace tra le mura domestiche delle famiglie italiane, divenute oramai sinonimo di costi infiniti e continui, connessi agli effetti, per alcuni versi illusori, di interventi governativi varati per renderle più sicure a livello statico e più efficienti e meno onerose su quello energetico, ma che si stanno traducendo in una successione di boomerang uno dietro l’altro. Una circostanza del resto inevitabile, e prevedibile sebbene con tristezza, se si considera che ciascuno dei provvedimenti al centro del dibattito, fuori e dentro il Governo, era sorto come contingente e quindi temporaneo, contro emergenze storiche definite – prima ondata pandemica e rincari energetici da guerra – salvo poi formare oggetto di ipotesi varie di proroga o di almeno parziale stabilizzazione dopo avere constatato i rischi di un ritorno agli alti costi economici familiari precedenti (oneri di sistema) o di una fine repentina delle monetizzazioni fiscali in edilizia (superbonus).

Del resto, un buon legislatore nel campo della politica economica dovrebbe sempre soppesare, sulla bilancia del dare e avere di ogni intervento da adottare, la componente delle aspettative che lo stesso crea, e che spesso vanno oltre quel breve periodo a cui se ne vorrebbe limitare l’efficacia giuridica: vuoi perché l’emergenza prosegue anche dopo (caro bollette), vuoi perché l’incentivo ha creato eccessi di domanda (credito 110%).

Mentre per il super eco bonus, sembra vicina una soluzione di ponte per accompagnare sino al 31 marzo la possibilità di cedere e monetizzare il proprio credito d’imposta – maturato su lavori progettati e avviati in precedenza – o di praticare gli sconti in fattura da parte delle imprese incaricate dei lavori.

Si tratta di decisioni importanti al fine di non penalizzare i contribuenti incapienti, coloro cioè la cui molto bassa capacità imponibile non consentirebbe loro di beneficiare delle detrazione con il puro e semplice meccanismo del recupero in dichiarazione dei redditi.
Priorità del decreto di modifica e prolungamento dei termini di efficacia, allo studio, sarebbero le migliorie sul piano antisismico o sul versante dell’efficientamento energetico e dell’isolamento termico di unità condominiali e villette unifamiliari, immobili di proprietà delle organizzazioni no profit Onlus e di edilizia popolare.

Al 31 marzo prossimo, tuttavia, con la speranza che quanto è tuttora allo studio per il super eco bonus basti, un altro rompicapo per il Governo Meloni è in arrivo, sebbene ampiamente previsto fin dalla vigilia del varo della vigente legge di stabilità finanziaria per il 2023, quando era certo che le risorse stanziate sarebbero state sufficienti per il primo trimestre dell’anno.

Così è, e quindi la Premier Giorgia Meloni, che con il ministro Gilberto Pichetto Fratin si è intestata il merito di avere portato l’Europa UE a varare il price cap, ossia il tetto massimo al prezzo del gas importato, deve adesso evitare agli utenti familiari e aziendali italiani la beffa di prossimi nuovi rincari nelle fatture di metano e luce.

Perciò il prolungamento degli sconti, rappresentati dall’azzeramento degli oneri di sistema, diventa l’altra priorità di palazzo Chigi, che non potrebbe più giustificare un ritorno alla fase precedente lo sconto, soprattutto dopo l’incidente politico sociale di fine 2022, ossia il mancato rinnovo dello sgravio sulle accise applicate ai carburanti.

Motivato dalla necessità di concentrare ogni sforzo contro i rincari in bolletta, che accadrebbe se questi ultimi si verificassero tra meno di un mese per effetto del ripristino dei famigerati oneri che peraltro colpiscono in misura maggiore famiglie e aziende in bassa tensione elettrica?

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