Da Algeri a Tripoli, Meloni punta a sedurre il Nordafrica schierando il segugio a 6 zampe

Sulla scorta dei risultati prodotti dalla visita di Stato svolta una settimana fa nella capitale dell’Algeria, sabato la nostra Premier si è recata in Libia, assieme ai Ministri Antonio Tajani e Matteo Piantedosi e al CEO di Eni Andrea De Scalzi, per un vertice con il Capo del governo di unità nazionale riconosciuto dalla comunità delle Nazioni Unite. Sul tavolo delle intese, infine siglate, le questioni della lotta condivisa all’immigrazione irregolare che parte dalle coste libiche, e del potenziamento della capacità di produrre gas ed energia rinnovabile con cui soddisfare il fabbisogno interno e accrescere le esportazioni verso l’Europa con la benedizione di palazzo Chigi.


In quest’ultima ottica, è stato dato rilievo, prima ancora che al capitolo migratorio – sebbene lo stesso sia determinante per mettere fine al disastro umanitario dei naufragi mortali nel Mediterraneo – alla stipula del memorandum d’investimento tra l’ente nazionale per gli idrocarburi, ossia lo storico cane a 6 zampe fondato da Enrico Mattei, e la locale ONC, oil National corporation, che prevede lo stanziamento di otto miliardi di dollari per progetti finalizzati all’obiettivo di individuare due giacimenti offshore per aumentare in misura esponenziale l’estrazione e la produzione di metano da poter successivamente distribuire sia a copertura della domanda interna, sia a sostegno delle necessità residenziali e produttive del vecchio Continente.

Una prospettata produzione, tuttavia, che entrerà in funzione soltanto a decorrere dal 2026, e che verrà implementata e integrata, stando sempre al prosieguo della lettera dell’accordo, dalla posa di impianti per la cattura del carbonio e per la generazione elettrica da fotovoltaico.

Sullo sfondo della visita di Stato della delegazione governativa di vertice dell’Italia, pesano però alcune incognite relative al perdurare di una conflittualità tra le avverse fazioni, in particolare quelle orientali che contestano il Governo di unità nazionale del Premier Abdulhamid al-Dbeibah.

Il CEO di Eni, De Scalzi, guarda in ogni caso avanti, e sottolinea il merito di una sinergia con ONC della durata di validità di 25 anni, lungo i quali si sosterrà il rafforzamento della Libia nel campo energetico migliorando le reti infrastrutturali, con l’ulteriore beneficio della creazione di molti nuovi e qualificati posti di lavoro utili a restituire impulso allo sviluppo e alla crescita economica locale, e nello stesso tempo consolidando e confermando il ruolo del segugio a 6 zampe come soggetto industriale leader nel Paese nordafricano.

La filosofia del patto bilaterale di Tripoli per gli idrocarburi e la contemporanea transizione energetica sostenibile, è la medesima di quella conclusa sette giorni fa, nella capitale dell’Algeria, con le firme apposte dal CEO De Scalzi con il proprio omologo della compagnia di Stato Sonatrach per fare ripartire la capacità di produzione di combustibili a oggi in trend calante.

Il capitolo energetico è uno dei due pilastri della politica diplomatica del Governo Italiano in carica da cento giorni – rafforzativa del cammino intrapreso dal predecessore Draghi nello scorso anno – per ritornare a un protagonismo del nostro Paese con il proposito – reiteratamente rimarcato dalla Premier – di rifuggire ogni intento predatorio e di lavorare dal quartier generale di Chigi nell’interesse dell’intera Unione Europea.

L’altro piatto della bilancia è costituito dalla gestione concorde e congiunta del flusso migratorio lungo il Mediterraneo. Rispetto a tale nevralgica e potenzialmente divisiva questione, Giorgia Meloni ha puntato ad accentuare le ragioni che uniscono le parti, e che hanno un fondamento storico sostanziale. Con la Libia, ha dichiarato la presidente del Consiglio dei Ministri, le relazioni dell’Italia contano su basi concrete e storiche di amicizia, collaborazione e cooperazione, suggellata anzitutto da una presenza di Eni che qui data fin dal 1959, e che attraverso il gasdotto “Green stream” ha creato le premesse di quella che da ora in avanti sarà una strategia di diversificazione rinforzata degli approvvigionamenti di energia a favore dell’Italia e dell’Europa; strategia i cui investimenti impiantistici e tecnologici sbloccheranno a propria volta su scala locale occasioni di duraturo benessere e di prosperità per le popolazioni libiche, non rendendo più necessaria l’opzione migratoria per necessità economica.

A fianco di questo proposito, rimane ovviamente il capitolo del traffico di essere umani e dell’esigenza di combatterlo: argomenti che sono stati affrontati dal Ministro dell’Interno Piantedosi, mentre il collega degli Esteri Antonio Tajani ha formalizzato la donazione al governo di Tripoli di un lotto di cinque navi vedetta il cui costo è stato coperto dall’intervento dell’Unione Europea. In coerenza con la missione che il Governo di Roma si è assegnato come testa di ponte con il Nordafrica (e a est con i Balcani) per autotutela nazionale e per conto di Bruxelles. Dalla cui Commissione von der Leyen palazzo Chigi punta, in cambio, a ottenere quella maggiore flessibilità e delle più ampie concessioni in fatto di gestione degli aiuti di Stato e di ottenimento di fondi addizionali (oltre che di quelli rimasti inutilizzati) sganciati da previgenti rigide condizionalità.

Va detto che Eni sta attraversando un momento, non solo congiunturale, di assoluto favore, premiato dalla fiducia di un crescente numero di Governi affacciati sul Mediterraneo, nonché dal pubblico dei risparmiatori e degli investitori istituzionali: a sancirlo è stato l’andamento dell’asta che in un rapidissimo volgere di tempo ha portato a collocare, con un numero finale richieste addirittura superiore alla disponibilità di titoli, la totalità del prestito obbligazionario per uno stock del valore di 10 miliardi che saranno suddivisi fra 309.000 piccoli sottoscrittori con l’offerta di una cedola al tasso minimo del 4,3 per cento. Un esito che consente al risparmio diffuso, indirizzato ai bond del colosso di Stato, di conseguire una duplice rivalutazione contro la perdurante ondata inflazionistica in predicato di protrarsi a tutto il 2023.

L’editoriale di AZ

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