La presidente della Eurotower teme pesanti ripercussioni sulle Banche commerciali dell’Unione, poiché la circostanza di demandare ai singoli Stati le modalità e le tempistiche di attuazione del provvedimento della Commissione di Bruxelles potrebbe causare, per un identico tipo di immobile con la medesima classe energetica di partenza, una differente valutazione ed esposizione dell’istituto di credito nei confronti dell’asset patrimoniale in oggetto, in funzione del Paese in cui esso ha sede.
Del resto, a differenza di un regolamento comunitario, che diventa auto-applicativo nell’ordinamento di ciascuno Stato appartenente alla UE, la direttiva consente margini anche piuttosto ampi di autonomia nazionale per quello che riguarda procedure, forme e intensità del recepimento. Non deve essere infatti dimenticato il presupposto che ha condotto a scegliere lo strumento giuridico più flessibile, frutto di un non semplice compromesso condizionato dalla diffidenza, mista a più o meno palesata contrarietà, di Paesi come l’Italia ma in parte pure la Germania, dal momento che nel primo caso la questione sta nell’alto numero di edifici da rigenerare, e nel secondo il problema potrebbe estendersi alla sostenibilità degli interventi da parte di un settore bancario locale rivelatosi in passato sofferente in più di una circostanza.
Secondo la BCE di Lagarde, la lacuna sostanziale è che non essendoci la armonizzazione che servirebbe, in un ambito così delicato come è quello della necessaria omogeneità di valutazione del bene soprattutto residenziale su cui intervenire per finanziarne l’adeguamento ambientale, gli enti creditizi si troverebbero in difficoltà su un mercato a quel punto non più unico europeo ma piuttosto frammentato da una Nazione all’altra.
La conseguenza è quella di effetti alteranti nei bilanci di banche viceversa chiamate a rispondere a criteri e vincoli sovranazionali, da Basilea a Francoforte, nella determinazione del valore dell’unità abitativa su cui accordare il mutuo per la ristrutturazione e per il balzo di livello energetico. Unità che magari forma oggetto di ipoteca o di garanzia in essere per la precedente concessione di un altro tipo di prestito, ma che rischia di subire un deprezzamento sopraggiunto poiché si trova ubicata in un Paese che – a differenza per esempio di quello vicino – non si è avvalso della possibilità di esonerarla dagli obblighi della direttiva.
È stata infatti messa a punto una specifica clausola, frutto del compromesso di cui sopra, che consente al singolo Stato di escludere una quota massima del 15 per cento del totale degli immobili da riqualificare, per motivi di fattibilità economica e tecnica e per carenza di manodopera qualificata. Il rientro o meno in un simile “scaglione” di esenzione è decisivo, perché chi si ritrova a non fare parte di esso, ma non può comunque procedere all’esecuzione della direttiva perché privo di sufficiente liquidità e perché non supportato da un sistema statale di incentivi fiscali e finanziari, dovrà trattare un valore molto più basso al momento di affacciarsi sul mercato delle locazioni o delle compravendite. Mentre la banca che ha in precedenza ricevuto in garanzia un immobile da riqualificare, e che non è stato fatto rientrare nel fatidico 15 per cento messo in salvo, dovrà procedere a una svalutazione a bilancio del medesimo.
La BCE solleva pertanto più di un dubbio in merito a questo punto così come alla reale efficacia della suddivisione in un eccessivo numero di classi energetiche attualmente scandite in termini alfabetici e che, all’atto pratico, non si sono rivelate del tutto idonee a garantire un calo del livello di consumi di energia e di dispersione di calore in atmosfera.
Gli appunti sottolineati da Francoforte potrebbero così aiutare il governo Meloni nel negoziato con Bruxelles per ottenere il rinvio ulteriore del voto sulla proposta di direttiva, o il suo definitivo accantonamento in attesa di un testo diverso e condiviso anche con l’autorità bancaria, essendo il tema molto impattante non solo per l’ambiente ma altresì per i bilanci degli istituti di credito molto condizionati, si sa, dagli andamenti dei valori immobiliari nella loro capacità di erogare credito al netto della quota di accantonamento dai rischi.
Il direttore editoriale Alessandro Zorgniotti