Insomma, sembra che a tutt’oggi la riduzione numerica degli eletti a Montecitorio e a palazzo Madama non stia portando con sé una simmetrica diminuzione delle spese correnti, ma coincida viceversa con un aumento della dotazione finanziaria media a disposizione di ogni eletto (o nominato).
“I nostri parlamentari, con gli enormi stipendi di cui godono, non potrebbero utilizzare gli stessi per comprarsi gli strumenti elettronici dei quali necessitano senza che agli stessi sia dedicato un capitolo aggiuntivo di spesa? È necessario appellarsi direttamente a Giorgia Meloni, sebbene la delibera in esame non riguardi il governo: tempo fa l’attuale nuovo Premier disse che la pacchia era finita. Finita per chi? Di certo per la povera gente chiamata a sacrifici ulteriori. Sarebbe bene che iniziasse a finire pure per i parlamentari”.
Tempo fa, un programma di inchiesta televisiva mise in evidenza la propensione di un certo numero di parlamentari, appartenenti va detto per dovere di cronaca alle precedenti legislature, a utilizzare le tecnologie elettroniche loro affidate per navigazioni in siti non propriamente istituzionali o per giochi di carte o simili. Non sarebbe il caso che fosse il Parlamento a comprare con una specifica gara d’asta i dispositivi occorrenti e a controllarne il loro utilizzo etico?