La violenza di genere si conferma una realtà tanto endemica quanto ancora segnata da una cappa di riserbo e silenzio dovuta a pudore, imbarazzo e paura da parte delle vittime nel denunciare gli atti subiti; subiti in particolare tra le mura domestiche dove si consumano episodi di percosse fino all’estremo del femminicidio.
“Sono ancora troppi i casi di violenza anche omicida che avvengono in particolare, circostanza ancora più drammatica, nelle case – ha commentato l’Ambasciatore Bucci nel proprio messaggio di saluto introduttivo all’evento che è stato ospitato dal Cod, il centro per il dialogo aperto nel palazzo della presidenza del Consiglio dei Ministri d’Albania – l’azione della cooperazione Italiana e le sue sinergie con le sempre più sensibili istituzioni statali locali e con un mondo associativo sempre più attivo e consapevole, hanno contribuito in tutti questi anni e stanno contribuendo ad alleviare, mettere al sicuro e favorire percorsi di recuperata indipendenza economica per un numero crescente di donne. Questo tuttavia ci deve rendere ogni volta più ambiziosi rispetto agli obiettivi da raggiungere a maggior ragione in questo contesto. Forse non sarà possibile centrare il risultato della violenza zero, ma il lavoro costante e determinato condotto sul versante istituzionale, legale e sociale deve condurre a una prospettiva in cui la violenza possa emergere ed essere riconosciuta come fenomeno intollerabile. Perché abbiamo il dovere di essere intolleranti contro i fenomeni degli abusi, delle percosse, dei femminicidi”.
Ragionamenti del tutto condivisi da Michele Ribotta, rappresentante regionale di United nations women: “L’Albania sul piano dell’impegno governativo e di bilancio ha compiuto progressi significativi in termini di impegno di budget, dall’uno al nove per cento del totale, dedicato alle vittime di fenomeni di violenza e abusi, con azioni sia economiche sia educative. Per esempio, sono aumentate le attività volte a reinserire o inserire per la prima volta nel mondo del lavoro le donne coinvolte, e questo perché, assieme alla triste constatazione dell’omertà, l’altra ragione che porta molti abusi a non emergere è l’assenza di autonomia economica in capo a chi li subisce. Ancora troppo poche donne risultano detentrici di titoli di proprietà, e questo è un aspetto non trascurabile. A livello mondiale, ogni ora 5 donne vengono uccise, è come se sulla Terra ogni anno scomparisse una città da 45.000 abitanti”.
L’esperienza italiana vede i nostri due Paesi combattere la stessa battaglia legale e civile, e condividere le buone prassi.
I dati relativi all’ordine pubblico albanese parlano di reati numericamente in calo, ma di un quadro che resta tristemente allarmante relativamente ai femminicidi domestici, vera pagina nera e punta di un iceberg alla cui base vi è la stratificazione di una cultura a oggi resistente, soprattutto nelle zone rurali, alla pur modernizzata normativa introdotta in ultimo dallo Stato.
“Ringrazio tutti gli operatori Italo Albanesi che quotidianamente lavorano nei contesti a partire da quelli più lontani, perché questo impegno ha contribuito a fare emergere nella propria drammaticità un fenomeno diffuso ma in precedenza molto sotterraneo. Questa potrebbe essere la giornata internazionale per il contrasto alla violenza maschile sulle donne. Il problema non sono queste ultime, ma sono gli uomini abusanti, e ciò pone una sfida nella sfida, ossia sradicare la cultura patriarcale che derubrica la donna da soggetto a oggetto. Quindi è altrettanto urgente un lavoro sugli uomini carnefici – ha commentato Stefania Vizzaccaro, direttrice della agenzia AICS – Il nostro budget è al servizio delle istituzioni e delle associazioni albanesi che attuino azioni trasversali sulle tematiche di genere orientate in special modo a favorire cammini di autonomia economica che hanno a oggi condotto sia a rafforzare lo Stato di diritto, sia a creare una galassia di micro imprese e di attività di emancipazione che a propria volta incentivano ulteriori denunce e adesioni. L’ordinamento albanese si è evoluto in maniera esemplare a livello giuridico, adesso deve tradotto in buone pratiche diffuse”.
Sono altresì intervenuti la dirigente del ministero degli affari interni della Repubblica Italiana Tiziana Montefusco, il rappresentante regionale di CIES Antonello Massenti e l’omologa per il Cospe Rozeta Gradeci.
Il direttore editoriale Alessandro Zorgniotti