L’obiettivo rimane univoco: istituzionalizzare, una volta per tutte nel nostro ordinamento scolastico nazionale, l’educazione finanziaria come disciplina a carattere obbligatorio con una propria fisionomia autonoma dalla più generale materia dell’educazione civica, e con una previsione che ne faccia decollare l’insegnamento, in maniera universale, fin dal primo anno della scuola secondaria inferiore (ex medie) o prima ancora fin dall’avvio della scuola primaria, le ex elementari.
Quest’ultima disposizione si colloca al centro del progetto di legge formulato dal rappresentante del partito del Carroccio erede della tradizione autonomista di Bossi: come spiega il proponente Centemero, “a conclusione del mese dedicato all’educazione finanziaria, che mi ha permesso di partecipare di numerosi eventi, mi ha colpito la grande partecipazione nei confronti di questi temi. Vista l’esigenza di sviluppare competenze di base sull’argomento, che non siano patrimonio soltanto di addetti ai lavori, ho deciso di presentare una proposta legislativa, già allo studio della passata legislatura, per introdurre l’insegnamento di questa specifica disciplina fin dalla scuola primaria”.
Una recente indagine del comitato edufin presso il ministero dell’economia e delle finanze, dicastero ora guidato da un altro autorevole rappresentante della Lega, l’onorevole Giancarlo Giorgetti, ha certificato che circa due cittadini ogni tre hanno imparato a conoscere gli effetti dell’alta inflazione sul potere d’acquisto di redditi e risparmi, eppure meno di un italiano su due è in possesso delle competenze finanziarie basilari per definire o adottare in cognizione e sicurezza delle soluzioni o dei prodotti/servizi funzionali a mettersi al riparo dalla spirale del carovita. Di conseguenza, oramai il 90 per cento delle persone interpellate dalla rilevazione di Edufin – realizzata in collaborazione con Doxa – vorrebbe che l’educazione finanziaria diventasse materia scolastica cogente, e venisse impartita anche sui luoghi di lavoro, orientamento fatto proprio dall’ottanta per cento del campione sondato.
A oggi, l’alfabetizzazione economica è affidata a meritorie iniziative su base volontaria o territoriale, facenti capo a personalità come il Banchiere internazionale e scrittore Beppe Ghisolfi – definito “cattedra itinerante” dall’amico Presidente dell’ABI Antonio Patuelli – ovvero regolamentate da singole Regioni come Veneto e Lombardia, con proprie apposite leggi applicate nei territori di competenza, o promosse dalle sedi locali della Banca d’Italia in sinergia con gli ex provveditorati allo studio e altri enti.
Una legge nazionale, come più volte è stato evidenziato dallo stesso Professor Ghisolfi, avrebbe il fine di ricondurre in una visione sistemica le meritorie attività oggi tradotte localmente o su base spontanea, e di valorizzare sul piano dell’insegnamento didattico e formativo le migliori buone prassi in essere.
L’educazione finanziaria è assurta a priorità nazionale in ragione delle insidie che la crescita dell’inflazione pone a carico del risparmio diffuso delle famiglie italiane, la cui funzionalità – a favore di progetti di investimento nel tessuto produttivo del Paese a integrazione dei fondi del Pnrr – necessita di orientare sia i cittadini titolari, sia gli addetti ai lavori, delle banche e delle altre istituzioni finanziarie, nella scelta e nella proposta di prodotti idonei che non abbiano carattere speculativo ma siano riconducibili alle esigenze dell’economia reale.
L’editoriale di AZ