I mesi estivi si sono aperti all’insegna di un preoccupante clima d’incertezza. Il quadro internazionale appare ancora molto complesso e non si intravedono segnali di risoluzione del conflitto in Ucraina. I mercati delle materie prime continuano ad essere attraversati da molteplici turbolenze, elemento che contribuisce a rendere molto complicata l’individuazione della fine della fiammata inflazionistica che sta coinvolgendo tutte le principali economie. A questo si aggiungono i timori, non sempre razionali, sulle conseguenze delle restrizioni monetarie messe in atto dalle Banche Centrali.
Non agevola le propensioni al consumo e all’investimento la crisi politica che stiamo vivendo nel momento in cui redigiamo questa nota. L’economia italiana, che pure ha mostrato nella prima parte dell’anno grande vivacità, ha cominciato a evidenziare segnali di un possibile forte rallentamento. A maggio, sia la produzione industriale sia l’occupazione sono tornate a registrare una riduzione su base congiunturale; a giugno la fiducia delle famiglie si è collocata al minimo da novembre 2020.
Questi elementi si sono tradotti, secondo le nostre stime, in una progressiva riduzione del PIL in termini congiunturali. Tale tendenza si dovrebbe confermare anche a luglio, mese per il quale la nostra stima indica un calo dello 0,6% su giugno e una crescita nulla nel confronto annuo. I consumi, misurati nella metrica dell’ICC, seppure in crescita tendenziale (+0,7% su giugno del 2021), mostrano una dinamica più contenuta rispetto ai mesi precedenti (mentre sarebbe già negativa, a giugno, la variazione del volume destagionalizzato).
Non vanno trascurati alcuni elementi che potrebbero rappresentare il primo segnale di un atteggiamento più attento delle famiglie. Anche a giugno 2022 la domanda si è concentrata verso il recupero della componente relativa ai servizi (+11,9% nel confronto annuo) soprattutto quelli legati al turismo e al tempo libero. Per i beni (-3,3% su giugno 2021) la situazione si conferma articolata. Se per l’automotive il dato dell’ultimo mese consolida una crisi che si protrae ormai da un anno per altri, come l’abbigliamento e le calzature e alcuni non durevoli per la casa, il calo dell’ultimo mese conferma le difficoltà che la domanda di questi beni ancora incontra.
Se la stagione dei saldi appare moderatamente favorevole, per gli alimentari si sono consolidati i segnali di ridimensionamento della domanda; non si tratta più solo di una sostituzione a favore dei consumi fuori casa: è presente anche un effetto prezzo decisamente negativo. Le tensioni inflazionistiche non accennano, infatti, ad attenuarsi. Sulla base delle nostre stime, a luglio si dovrebbe registrare, rispetto a giugno, un incremento dei prezzi al consumo dello 0,7%, con una variazione dell’8,2% su base annua.
Il perdurare di questa situazione, con dinamiche dei prezzi particolarmente accentuate per molti beni e servizi per le quali le famiglie hanno margini limitati nella compressione dei relativi consumi, non potrà non influire sui comportamenti delle famiglie. L’espansione della quota destinata alle spese obbligate, in un contesto di stagnazione o riduzione del reddito disponibile, è destinata a riflettersi sulla domanda di quella parte dei consumi liberi che, soprattutto per quanto attiene ai servizi, sono ben lontani dall’avere recuperato i livelli del 2019.
A maggio 2022 la produzione industriale, dopo un trimestre favorevole, ha registrato un calo dell’1,1% termini congiunturali. Il confronto su base annua si mantiene positivo con un incremento del 3,5%. Nello stesso mese il numero di occupati ha registrato un calo dello 0,2% su aprile. Nel confronto con lo stesso mese del 2021 la variazione è del +2,1% (tab. 1).
A giugno 2022 il sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio ha consolidato la tendenza al recupero (+1,3% su maggio). Riguardo al PIL mensile il quadro di riferimento si conferma quanto mai incerto, con una crescita che nel secondo trimestre è stata determinata esclusivamente dall’eredità lasciata dal primo quarto dell’anno.
Secondo le nostre stime, il PIL dovrebbe registrare nel mese in corso una riduzione dello 0,6% su giugno, dato che consolida la tendenza al ridimensionamento riscontrata negli ultimi mesi. Rispetto a luglio 2021 la variazione sarebbe nulla (tab. 1). Il dato rafforza i timori di una seconda parte dell’anno contraddistinta da una sostanziale stagnazione, anche al netto di effetti peggiorativi derivanti da impulsi avversi provenienti dall’estero.
Confcommercio