La raccomandazione è stata espressa dal presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, in occasione della presentazione del rapporto consuntivo delle attività del 2021: “Dobbiamo uscire dal circolo vizioso dove gli affidamenti vengono assegnati alle grandi realtà che poi subappaltano i lavori causandone un frazionamento a discapito dei controlli qualitativi”.
La conferenza dedicata al riepilogo dell’esercizio 2021 di Anac, si è svolta nel salone dei gruppi parlamentari di Montecitorio, introdotta dal vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, il quale ha avuto parole di elogio nei confronti di una Istituzione ancora più importante nella fase di attuazione e spesa delle risorse, per un totale di 250 miliardi, del Piano nazionale di ripresa e resilienza assegnato al nostro Paese nell’ambito del recovery fund della commissione UE.
L’avvocato Busia ha svolto una premessa di tipo macroeconomico ricordando il rimbalzo effettuato dal prodotto interno dell’Italia nel corso del 2021, a seguito del progressivo allentamento delle restrizioni dovute al covid.
Proprio lo scenario pandemico ha rappresentato la prima parte del ragionamento: al fine, infatti, di accelerare l’utilizzo dei fondi economici straordinari, aventi l’obiettivo di fare ripartire l’economia nazionale, Governo e Parlamento hanno adottato provvedimenti normativi non coordinati fra loro, spesso sovrapposti tra livelli istituzionali diversi, e che hanno ampliato di molto le soglie dei valori di base per favorire assegnazioni negoziate.
Il che – come è stato sottolineato dal vertice Anac – ha senza dubbio prodotto benefici sul piano delle tempistiche, con effetti però sfavorevoli sul principio di concorrenzialità delle gare e sulla capacità di effettiva selezione ponderata delle offerte più vantaggiose, due caratteristiche su cui si fonda una migliore allocazione della spesa pubblica. Secondo l’avvocato Busia, in definitiva, occorre archiviare una volta per tutte la logica emergenziale, conseguenza diretta di una normazione ordinaria che rimane complessa e cavillosa e che necessita di una robusta opera di semplificazione, coordinazione e digitalizzazione della totalità e generalità degli atti, affinché sia proprio un contesto di recuperata normalità a rendere possibile il puntuale investimento dei fondi pubblici al pari delle altre economie nazionali d’Europa contrassegnate dalle migliori performances.
Occorre nello specifico una riforma delle stazioni appaltanti – ossia gli enti decisori dei bandi e delle gare – e una riscrittura delle regole che, in ottica di meritevolezza e tracciabilità, creino condizioni utili a una partecipazione del sistema delle piccole e medie imprese che non sia soltanto più mediata o subordinata a meccanismi di subappalto.
Una raccomandazione conclusiva fa giustizia di una lunga stagione non sempre felice di tagli lineari alla spesa degli enti istituzionali che ha fatto ricadere sull’apparato delle amministrazioni locali la maggior parte dell’onere del risanamento del bilancio dello Stato e del raggiungimento dei vincoli dei vari patti europei in tema di deficit: il conseguimento attuativo del Pnrr richiede l’avvio di un procedimento di qualificazione e di specializzazione degli uffici pubblici a partire da quelli tecnici sia centrali che decentrati sui territori. Così come devono essere rinforzate le clausole di tutela dei dipendenti delle amministrazioni che denunciano atti o fatti illeciti.
L’editoriale di AZ