Corte dei conti: il Superbonus crea super distorsioni

La magistratura contabile ammonisce: rischia di agevolare specifiche categorie privilegiate a discapito di altre. Il bilancio consuntivo dello Stato – detto rendiconto generale – ha ricevuto il sigillo di legittimità, in termini tecnici la apposizione del bollino. Però, si tratta di una validazione che racchiude in sé alcuni elementi di rimando a settembre per la classe politica e di governo: la corte dei conti, analizzando specifiche voci di entrata e di uscita del bilancio dell’erario centrale, ha formulato più di una riserva sul rischio che risorse importanti, versate dai contribuenti italiani o messe a disposizione dall’Unione Europea, finiscano con l’essere indirizzate verso finalità difformi dall’equità fiscale o distributiva o dal sostegno allo sviluppo.

Un casus belli, neanche a dirlo, è rappresentato dai bonus edilizi, con uno specifico riferimento al super eco bonus consistente nella maxi detrazione del 110 per cento sulla quale l’agenzia delle entrate è intervenuta più di recente con l’emanazione di una maxi circolare interpretativa lunga 130 pagine per fare chiarezza minuta sui lavori trainanti e su quelli trainati ammissibili a beneficio.

Secondo la magistratura contabile, il super eco bonus, sebbene sia stato concepito per rilanciare l’economia nella fase immediatamente successiva alla pandemia, ha finito con il creare effetti di tipo distorsivo e tali da deviare risorse significative dalle iniziali finalità di sviluppo.
Questo è avvenuto a causa della scarsità di controlli governativi, seguiti all’accertamento dei primi importanti casi di utilizzo indebito o illegale dell’incentivo, e della circostanza per cui le risorse impiegate per garantire la finanziabilità della maxi detrazione sono state reperite stornando le stesse da altri capitoli di interesse per lo sviluppo economico e per l’equità sociale.

L’ex ministro delle finanze Giulio Tremonti autore della prima legge che in Italia ha introdotto il concetto di fiscalità non come forma di mero prelievo ma come fattore di incentivo all’economia reale

Di rilievo sono alcune dichiarazioni dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, inventore dell’omonima legge che 28 anni fa introdusse per la prima volta la concezione dello strumento fiscale come leva incentivante e non più come sola fonte di mero prelievo a successivi fini redistributivi: secondo l’esponente del primo e dell’ultimo governo Berlusconi, sarebbe stato necessario intervenire subito dopo l’accertamento delle prime frodi, invece si è scelto di protrarre gli stessi meccanismi che hanno finito altresì per innescare effetti di natura inflazionistica in relazione a determinate forniture in ambito edilizio, dai ponteggi ai materiali impermeabilizzanti, ribaltando la filosofia per cui si chiedeva l’incentivo per ristrutturare non in funzione di reali necessità di riqualificazione ma unicamente per fruire in qualsiasi modo della detrazione stessa.

Il risultato è che imprese viceversa sane e che rispettavano tutti i parametri come fornitrici di beni e servizi dello Stato e delle pubbliche amministrazioni, ai fini del rispetto dei parametri del Pnrr il piano nazionale di ripresa e resilienza, hanno dovuto attendere e tuttora attendono tempi eccessivi ed esorbitanti per ottenere il rispetto dei tempi di pagamento.

L’editoriale di AZ

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