Citando la letteratura di Luigi Einaudi e quella di Beppe Ghisolfi, fra loro combinate e integrate, sono due le tasse improprie che la BCE ha il potere di calmierare, facendo ricorso a una politica monetaria variamente mixata, modulata e ponderata; non lasciata a se stessa, ma necessariamente coordinata con le scelte economiche e fiscali dei decisori politici, i quali però nei vari Paesi della UE sembrano impegnati più sulle elezioni appena svolte – come in Francia – e su quelle da svolgere – come in Italia.
La conseguenza non può che essere una: l’attenuazione dello spread, sceso infatti di 50 punti base da 250 a 200 in pochi giorni, realizzata grazie alla riapertura dell’ombrello della Banca centrale di Francoforte, avrà come accompagnamento parallelo, da parte della medesima BCE, una manovra di aumento dei tassi di riferimento più sostanzioso degli annunci della vigilia.
Non potrebbe essere diversamente, poiché la presidente Christine Lagarde e il suo Consiglio direttivo, al netto delle loro oggettive responsabilità nella sovraesposizione dell’euro alla volatilità dei mercati, si trovano a fronteggiare scenari inflazionistici asimmetrici e molto mutevoli e variegati da un Paese all’altro, con forbici dal 6 al 12 per cento di variazione del livello generale dei prezzi.
Il riferimento della presidente Lagarde allo scenario frammentato dell’inflazione in Europa e nella Eurozona – che dal prossimo primo gennaio dovrebbe arricchirsi dell’adesione della Croazia portando a 20 le Nazioni adottive della moneta unica – racchiude un colpo di bacchetta agitato sulle nocche dei governi nazionali che sembrano molto poco o per nulla in grado di predisporre provvedimenti utili a contrastare le cause del carovita sui rispettivi mercati domestici: provvedimenti per esempio consistenti in riforme auto applicative funzionali a diversificare da subito gli approvvigionamenti di energia, semplificando l’iter di nascita e operatività delle comunità energetiche, e a neutralizzare i sovraccosti delle burocrazie centrali su cittadini, imprese e Comuni in particolare medio piccoli (eloquente il dossier pubblicato dalla Cgia di Mestre in proposito).
Per quanto la prospettiva evolve sotto l’egida della completa mutevolezza, è legittimo immaginare che sarà proprio la BCE a spronare i decisori politici a essere meno deleganti, e magari a fissare delle clausole condizionali alla base della possibilità, per i governi interessati, di avvalersi dello scudo anti spread, subordinando la fruizione di quest’ultimo alla presentazione di un pacchetto di adempimenti sul modello dei sempre molto temuti “compiti a casa”.
L’editoriale di AZ