Open Balkans spalanca le porte alla crescita dell’agrobusiness

La ministra del governo Rama alle politiche agricole, Frida Krifca, dal summit intergovernativo di Ocrida, in Macedonia, smentisce con la forza della statistica gli allarmismi delle opposizioni: nei primi 4 mesi dell’anno le esportazioni di prodotti rurali, da Tirana verso Belgrado, sono aumentate di quasi il 200 per cento. I Balcani aperti, in tempo di emergenze alimentari internazionali, sono uno strumento formidabile di solidarietà regionale di area vasta nonché un motore di accelerazione del business per il settore primario e per l’industria della trasformazione.

I dati lo confermano e sono stati ribaditi, con assoluta evidenza statistica, dalla ministra del governo Rama alle politiche agricole, Frida Krifca, in occasione del vertice intergovernativo convocato a Ocrida, nella Macedonia del Nord, dai capi di Stato e di Governo di Tirana, Belgrado e Skopje: Edi Rama, Aleksandr Vucic e Dimitri Kovacevski.

Di concerto con i colleghi e Ministri omologhi Ljupcho Nikolovski, per la Macedonia del Nord, e Branislav Nedimovic, in rappresentanza della Serbia, la delegata del governo Rama ha proseguito i lavori del tavolo tecnico politico congiunto per accrescere ulteriormente gli effetti benefici degli accordi a proprio tempo siglati in tema di reciproco riconoscimento delle analisi veterinarie e di laboratorio, quindi delle certificazioni di sicurezza animale e alimentare e di semplificazione e progressiva riduzione delle barriere doganali.

Le intese hanno consentito, con eccezionale lungimiranza, di attutire gli effetti del sopraggiunto conflitto russo in Ucraina e di promuovere lo sviluppo del commercio sovranazionale della regione a beneficio delle aziende e dei produttori che, in numero crescente, si stanno prodigando per raggiungere l’asticella dei prescritti standards qualitativi e scientifici.

Nel periodo compreso fra gennaio e aprile scorso, pertanto, i volumi commerciali fra i tre Paesi contraenti di Open Balkans, negli ambiti agricolo e agroalimentare, sono saliti a un controvalore di oltre 57 milioni di euro al confronto con il dato, sotto i 38 milioni, relativo allo stesso periodo del 2021: una crescita che è stata di 51 punti percentuali tale da assorbire la crescita dell’inflazione e da remunerare, con il valore aggiunto così generato, tutti gli operatori della filiera, dall’agricoltore/allevatore al dettagliante di beni e servizi (agriturismi inclusi) passando per il trasformatore e il grossista.

Dal fronte albanese, la fase di prima applicazione dei Balcani aperti ha permesso al Paese delle Aquile di accrescere il proprio export settoriale verso la Macedonia del Nord del 31 per cento e verso la Serbia addirittura del 198 per cento, e ciò in considerazione del fatto che gli accordi intergovernativi, nello specifico di Tirana e Belgrado, hanno spianato la via a opportunità commerciali in precedenza pressoché inesistenti.

L’editoriale di AZ

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