Balkans sempre più Open: Montenegro e Bosnia pronti a far crescere la mini Schengen balcanica

Il plauso del Premier Edi Rama e dei colleghi di Serbia e Nord Macedonia: il nostro è un progetto al servizio dei cittadini e delle economie dei Paesi dell’intera macroregione, che accresce la sicurezza e la stabilità dell’area vasta e ci colloca da protagonisti nell’integrazione europea. Il Premier albanese: senza gli accordi dei Balcani aperti, oggi l’emergenza alimentare avrebbe colpito duramente tutti noi.

Il summit nella città simbolo di Ocrida – Ohrid, posta in territorio macedone ma connotata da storiche convergenze e mescolanze illiriche tali da farne un emblema sovranazionale, ha certificato l’ulteriore sviluppo del progetto Open Balkans, l’iniziativa detta di “Mini Schengen” sorta dalla precisa volontà di dialogo stabile dell’Albania di Edi Rama assieme alla Serbia di Aleksandr Vucic e alla Macedonia del Nord ora governata da Dimitri Kovacevski succeduto a Zoran Zaev a propria volta alleato di Rama e Vucic nel medesimo progetto.

Il Premier albanese Edi Rama è tra i principali animatori dell’accordo strutturale di area vasta dei Balcani aperti

Il vertice, culminato nella stipula di nuovi accordi intergovernativi su questioni fondamentali per accrescere il libero scambio e la libera circolazione al servizio del commercio, del turismo e del lavoro, è stato infatti qualificato dalla presenza – nel ruolo di osservatori – dei capi di Stato e di Governo del Montenegro e della Bosnia Erzegovina.
In particolare il primo ministro della Repubblica montenegrina Dritan Abazovic, insediatosi a Pogdorica a seguito delle più recenti elezioni parlamentari, in forza altresì delle proprie origini albanesi ha manifestato l’interesse nazionale ad aderire a una formula macroregionale giudicata come la sola veramente funzionale a superare, una volta per tutte, una cronica frammentazione oramai antistorica e che, prima di Open Balkans, non consentiva, a causa dei fattori tariffari e doganali portato di culture particolaristiche, la messa a punto di politiche univoche ed efficaci in ambito soprattutto economico.

La delegazione delle Ministre della Repubblica d’Albania partecipanti al summit di Ocrida: Elva Margariti alla cultura, Mirela Kumbaro al turismo, Delina Ibrahimaj alle finanze e dogane, Frida Krifca all’agricoltura

Alla riunione di Ohrid ha preso parte, in rappresentanza della Commissione Europea, il delegato alle politiche per l’allargamento dell’Unione Oliver Varhelyi, il quale ha sottolineato l’importanza di più ampie adesioni all’operazione Balcani aperti per l’attitudine della stessa a privilegiare gli aspetti della cooperazione a favore dell’economia reale e della semplificazione della vita e delle attività di cittadini, lavoratori e imprenditori, senza nessuna velleità di annessione politica dell’uno nei confronti dell’altro. Un messaggio indirizzato in particolare al Kosovo, il cui Premier Albin Kurti ha ritenuto di non dover presenziare alla riunione intergovernativa in Macedonia per via degli irrisolti contenziosi con la Serbia.

La politica diplomatica del Primo Ministro albanese Edi Rama sta tuttavia tenendo aperti, in maniera paritetica, entrambi i canali di dialogo e di concertazione, al fine di realizzare una armonizzazione di fatto dei vari interessi in gioco. Senza gli accordi a oggi siglati e in fase di applicazione nella cornice degli Open Balkans – ha ricordato Rama – l’emergenza agricola e alimentare, aggravata dai moti speculativi esterni, sarebbe stata molto pesante per ciascuno dei Paesi singolarmente intesi, causando penuria e razionamento di intere merceologie di prodotti.

I trattati firmati a Ocrida, da parte dei competenti Ministri di Albania, Serbia e Macedonia del Nord, riguardano: il reciproco riconoscimento dei diplomi e dei titoli scientifici rilasciati dagli istituti scolastici e professionali abilitati da ciascun ordinamento statale; la promozione della regione vasta come area turistica unitaria e articolata; la creazione di un calendario congiunto e coordinato di eventi culturali e di interscambi a vantaggio della cultura e della fruizione del patrimonio storico artistico; il rafforzamento del percorso doganale già intrapreso per il transito scorrevole di persone, merci e prestazioni di servizi professionali.

L’editoriale di AZ

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