Genova nell’orbita di Modena dopo l’ok della Bce alla fusione di Carige in Bper

La Banca centrale europea ha comunicato nei giorni scorsi il proprio assenso all’operazione promossa dal gruppo Bper – Banca popolare dell’Emilia Romagna con sede a Modena – per l’acquisizione della CaRiGe cassa di risparmio di Genova. Un nulla osta che consente all’istituto di credito controllato da Unipol di collocarsi, a pari merito con il Banco popolare di Milano BPM, sul podio alle spalle di Intesa Sanpaolo e si Unicredit, superando il Monte dei Paschi di Siena MPS per consistenza degli attivi e numero di clienti e di filiali. Per formalizzare il passaggio definitivo del pacchetto di controllo dell’ottanta per cento delle azioni, detenuto dal fondo interbancario di tutela dei depositi, al gruppo Bper – il quale dovrà indire una offerta pubblica di acquisto OPA a carattere totalitario per mettere in portafoglio altresì il pacchetto del rimanente 20 per cento – dovranno essere acquisiti i pareri di competenza della Banca d’Italia e dell’autorità della commissione Antitrust. Pronunciamenti che, secondo la presidente di Bper Flavia Mazzarella, ex alta dirigente di Ivass (istituto di vigilanza sul mercato assicurativo), non dovrebbero riservare alcuna sorpresa imprevista, in considerazione dell’attuale molto ridotto numero di sportelli dell’istituto di Modena nel territorio regionale della Liguria.

Bper ha, con la propria iniziativa, fatto definitivamente tramontare l’ipotesi di Credit agricole come acquirente del plurisecolare marchio CaRiGe: la sua fondazione viene infatti ricondotta al quindicesimo secolo, anno 1483, a opera di frate Angelo da Chivasso promotore del Monte di pietà di Genova, che diventa ufficialmente cassa di risparmio del capoluogo ligure con regio decreto carlo albertino del 1846, vigente l’allora regno di Sardegna.

Flavia Mazzarella Presidente Bper: “Genova è una città in espansione e il suo ruolo sarà riconosciuto nel piano industriale di valorizzazione del marchio CaRiGe”

Le vicende recenti, seguite agli effetti della crisi finanziaria globale in atto dal 2007, hanno fatto emergere carenze gestionali rimaste irrisolte anche dopo le pur corpose iniezioni di capitali apportate per cercare di irrobustire il patrimonio societario e impedire la svalutazione degli attivi: tanto che a oggi, appunto, i quattro quinti del capitale di CaRiGe sono detenuti dalla generalità del settore delle Banche per il tramite del fondo interbancario di tutela dei depositi. È con quest’ultimo che Bper ha siglato l’accordo in base al quale la cessione del pacchetto è stata perfezionata al corrispettivo simbolico di un euro, mentre al cedente fondo interbancario è toccato un versamento in conto capitale – a beneficio della stessa cassa di risparmio – pari a 530 milioni di euro.

A questi, per effetto della fusione, si aggiungerà una dote a vantaggio di Bper una dote di 320 milioni derivante, a norma di legge, dalla trasformazione in credito d’imposta dei cosiddetti attivi fiscali differiti (Dta, deferred tax assets), in pratica le imposte relative agli esercizi futuri ma riportate al presente per consentire la formazione di un polmone di liquidità nel caso di operazioni di salvataggio industriale basate sull’iniziativa del mercato. Di Dta si è iniziato a parlare pubblicamente e in maniera diffusa per la prima volta a partire dalla primavera del 2020 nell’ambito dei decreti dell’allora governo Conte bis per arginare gli effetti economico-finanziari della pandemia da coronavirus, con la previsione di un credito d’imposta a fronte della cessione di attività vantate nei confronti di debitori in sofferenza, al fine di salvaguardare la tenuta del sistema imprenditoriale, e annoverando le banche nel contesto dei possibili beneficiari.

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La fusione di CaRiGe in Bper consegna al settore bancario il terzo-quarto gruppo del Paese (a pari merito con BPM) con una massa di risparmio intermediata superiore a 400 miliardi, attivi per 155 miliardi, 5 milioni di clienti, 2100 filiali e agenzie. Fin dalla scorsa primavera, al fine di fornire rassicurazioni obiettive sulla volontà di salvaguardare il patrimonio storico e attuale di CaRiGe nella nuova collocazione in Bper, i vertici di quest’ultima – ossia la presidente Flavia Mazzarella e l’amministratore delegato e direttore generale Piero Luigi Montani – si sono confrontati virtuosamente con gli amministratori regionali e locali della Liguria e del Comune di Genova, nelle persone del governatore Giovanni Toti e del sindaco uscente Marco Bucci: al centro dei colloqui, sono state evidenziate ipotesi concrete volte a valorizzare, anche visivamente, il marchio CaRiGe in Liguria e in Toscana (poiché cassa di risparmio di Genova controlla la Banca del Monte di Lucca e in precedenza aveva incorporato la cassa di risparmio di Carrara), e a riconoscere il potenziale di sviluppo dell’area ligure e del suo capoluogo in sede di redazione del piano industriale post fusione.

L’editoriale di AZ

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