Il dott. Paolo Balistreri, è il Segretario Generale di Confindustria Piemonte. Dal 1992 al 1998 si è occupato della realizzazione dell’interporto di Novara, nella veste di AD del Centro Intermodale Merci – CIM Spa. Dal 1998 al 2001 è stato incaricato da Sinport SpA (proprietà Port of Singapore Authority) della realizzazione della piattaforma logistica Distripark di Voltrie e nel 2002 è entrato nel Comitato Organizzatore dei XX Giochi olimpici invernali, con la responsabilità dei Trasporti, della Logistica e in seguito anche dell’Accomodation.
Egli è stato successivamente AD di Sviluppo Investimenti Territorio – SIT Srl, Vicepresidente dell’Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione – SiTI (Politecnico di Torino e Compagnia di San Paolo) e Consigliere di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Torino – FOAT. È anche Vice Presidente del GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale Reno-Alpi).
Paolo Balistreri lei è Segretario generale di Confindustria Piemonte. Qual è la situazione attuale del tessuto imprenditoriale piemontese?
Partiamo dalle cifre in termini assoluti: il Pil della nostra Regione è di circa 125 miliardi, ovvero tra 7% e 8% del dato nazionale. Siamo una delle più importanti regioni manufatturiere, nella seconda economia manifatturiera d’Europa. Uso il presente, e lo sottolineo, perché dopo due anni di pandemia non era scontato. L’industria, il settore del credito e la p.a. hanno saputo lavorare insieme durante la pandemia, e questo clima di concordia istituzionale, può essere un’arma vincente ora che ci troviamo a dover convivere anche con la tragedia umana del conflitto in Ucraina. A livello economico il conflitto pesa poco sull’export delle nostre imprese verso la Russia, che è pari a circa 400 milioni, ovvero lo 0,3% del Pil. Diverso è il discorso quando si guarda all’import, dove invece l’impatto è più ampio perché tocca tre settori chiave della nostra economia: energia, agrifood e automotive. Le nostre imprese reagiscono ogni giorno a questi choc e come Confindustria Piemonte contribuiamo offrendo una gamma ampia di servizi alle otto territoriali del nostro sistema. L’economia globale però non si sta fermando, anche se l’inflazione certamente pesa. Ma è la qualità dei nostri prodotti che mi fa guardare con serenità al futuro delle nostre imprese.
Come Confindustria state programmando degli eventi imminenti?
Noi condividiamo informazioni e buone pratiche, dentro e fuori l’associazione. Fare lobby è il nostro lavoro. Il calendario è intenso e continuo. Lavorando a stretto contatto con la Regione sono moltissimi gli ambiti su cui collaboriamo. Solo nelle ultime settimane abbiamo rilanciato il ruolo centrale delle infrastrutture attraverso i dati del nostro osservatorio Oti Piemonte. Abbiamo da tempo intrapreso un altrettanto corposo progetto dedicato ai siti industriali dismessi. Abbiamo inoltre predisposto un position paper aggiornato sul turismo congressuale, che rappresenta un asse centrale del turismo che immaginiamo per il futuro del Piemonte. Operiamo su tutti i temi legati al reskilling e upskilling dei lavoratori e di chi si trova nel mercato del lavoro e siamo responsabili della sede regionale di Fondimpresa, convinti che il Capitale Umano sia un asset strategico per ogni impresa. Lavoriamo inoltre anche su temi meno riconducibili nell’immaginario collettivo a Confindustria, come le strutture sanitarie e le Rsa, ma anche i campeggi o il settore agroalimentare, uno dei motori della nostra economia grazie alla presenza in questa regione di grandi gruppi globali. Nel piano industriale che abbiamo condiviso con al Regione, ci sono decine di settori che secondo noi hanno un potenziale di crescita, tanto che possono autonomamente generare una crescita del Pil regionale del 3% annuo. Può essere un impulso anche per l’intero Paese.
Avete dei rapporti di profonda collaborazione con il mondo bancario?
E’ un settore che da sempre è nostro partner strategico. Con Unicredit e Intesa Sanpaolo lavoriamo in modo continuativo. Vantiamo poi uno storico e consolidato rapporto anche con la Banca d’Italia, si tratta di un altro di quei partner strategici, grazie a cui comprendere cosa si nasconde dietro i numeri delle statistiche, e difendere il duro lavoro quotidiano di chi si impegna dentro le oltre cinquemila aziende associate a Confindustria Piemonte. Con il settore bancario c’è uno sforzo congiunto, che durante la pandemia, ha permesso rapidamente al sistema di reagire, salvaguardando imprese e occupazione.
Le aziende del Piemonte a suo avviso hanno reagito bene agli effetti penalizzanti del Covid-19?
Assolutamente sì. La paura c’è stata, ma anche la forza di reagire. A preoccuparmi semmai, è l’aumento delle diseguaglianze successivo alla pandemia, un tema assente dal dibattito pubblico. Ma già prima del Covid-19 e poi della guerra in Ucraina, c’erano tutte le premesse per un’espansione delle diseguaglianze. Avevamo un mondo che ha dedicato troppo poca attenzione all’essere umano, al singolo. Se dal conflitto scatenato dalla Russia possiamo recuperare qualcosa, è proprio il coraggio di ogni ucraino nel pensare al noi, e non all’io. Quest’amnesia collettiva sul tema uguaglianza ha un prezzo altissimo, perché è alla base di un’inefficienza complessiva dell’intero sistema sociale ed economico, perché impedisce di realizzare uno sviluppo solido, diffuso, giusto e sostenibile.
Cosa si auspica riguardo i fondi del Pnrr?
In Piemonte entro il 2026 arriveranno circa 7 miliardi, oltre 4 miliardi sono stati già assegnati. Le risorse toccano molti nervi scoperti del nostro sistema economico, ma chiaramente, in termini assoluti non sono una svolta, parliamo del 4% del Pil di un solo anno dell’economia regionale. Quanto sta arrivando però rappresenta uno stimolo e un aiuto concreto per sviluppare le filiere esistenti, e magari per crearne di nuove. Se devo indicare le priorità credo si debba guardare alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale, senza dimenticare biotecnologie e aerospazio. Poi ci sono le infrastrutture, quelle materiali come la Torino-Lione e il Terzo Valico, ma anche quelle immateriali. Sfide cruciali, che imprese, sistema creditizio e p.a. possono raccogliere e risolvere solo lavorando insieme.
Il direttore Agrippino Castania