Il Banchiere scrittore ospite opinionista nel programma economico di Rai 2 condotto da Annalisa Bruchi. Bisogna essere sinceri: la ripartenza è un mix di buona volontà, individuale e collettiva, e di buone regole. Attualmente, alcune di queste ultime non presentano tale caratteristica – come in precedenza fu per il famigerato bail-in (salvataggio interno degli enti creditizi) così oggi lo è per la direttiva sempre di origine UE in tema di classificazione dei cattivi pagatori – ma il buon senso, utilizzato da vari istituti bancari nella loro applicazione, aiuta. E non poco. Lo ha ribadito sulle frequenze di Rai 2 il Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi intervenuto nella seconda serata di lunedì a Restart, emblematicamente “ripartenza”, il seguito programma di approfondimento dell’economia reale e sociale condotto con riconosciuta e indubbia professionalità dalla giornalista Annalisa Bruchi.
Diversi gli ospiti intervenuti e avvicendatisi in studio e in collegamento: oltre allo stesso Ghisolfi, la giornalista Rai Maria Cuffaro, la presidente del movimento Consumatori attivi Barbara Puschiasis, il direttore Agi Mario Sechi, il redattore Marc Innaro e il Generale Vincenzo Camporini. Intervenuto in collegamento, Ghisolfi ha rilasciato una dichiarazione che è stata ripresa in tempo reale da alcune delle principali agenzie di stampa: le più recenti regole, di derivazione comunitaria UE, rischiano di non aiutare gli scenari di ripartenza, ma grazie al buon senso applicativo di vari istituti di credito, e alle buone prassi da questi introdotte, è possibile gestire nel senso della loro “negoziabilità” ogni norma, inclusa la più stringente e penalizzante.

Il Professor Ghisolfi ha inoltre ribadito che le sofferenze – che subentrano in circostanze sopraggiunte e non previste in origine come la perdita di un posto di lavoro o la cessazione di un’azienda – non sono una buona notizia nemmeno per le Banche, anzi al contrario, poiché determinano la necessità di svalutazioni patrimoniali che a propria volta ne comprimono i margini e le capacità di azione. Allo stesso tempo, e qui interviene ancora una volta la centralità dell’educazione finanziaria e della corretta conoscenza economica e normativa, gli istituti di credito non devono essere confusi con le società di recupero crediti, “le quali non possono fare come vogliono”, ma le cui condotte sono autorizzate pure qui da leggi che nel tempo hanno introdotto la cosiddetta terziarizzazione dei residui attivi (le attività non riscosse). Vale qui, come in precedenza, il fattore scriminante del buon senso applicativo per aiutare chi si trova in difficoltà involontaria.
Come dimostra il precedente shock pandemico, le Banche per quanto di propria possibile competenza, hanno operato con il massimo di flessibilità consentito dalle direttive giuridiche per evitare che un maggior numero di clienti in difficoltà incorresse nello status di cattivo pagatore, e per rendere possibile un adeguato flusso di liquidità all’economia familiare e aziendale.
L’editoriale di AZ