“Falcone e Borsellino amavano la vita anche se sapevano i rischi a cui andavano incontro”

Intensa carrellata di testimonianze delle autorità e dei rappresentanti parlamentari, giudiziari, investigativi, ecclesiali.
I Viceministri albanesi alla Giustizia Adea Pirdeni e agli Affari interni Julian Hodaj: “Onoreremo il ricordo dei due Giudici eroi continuando nell’attuazione della riforma della giustizia, poiché la lotta alla grande criminalità oggi si consegue combattendo la corruzione”. Il professor Giancarlo Costabile, introducendo il convegno promosso dall’Ambasciata d’Italia, ha elogiato l’alto senso delle istituzioni che converge con quello di umanità dell’Ambasciatore Fabrizio Bucci e della nostra struttura diplomatica a Tirana: “Una premessa doverosa e per la quale siamo qui oggi a ricordare Falcone e Borsellino”.

Il saluto iniziale delle autorità albanesi è stato portato dalla Viceministra della giustizia Adea Pirdeni e dal collega omologo agli Interni Julian Hodaj: “Ricordiamo qui, assieme a Voi amici, due grandi Giudici, due martiri ed eroi che hanno ispirato e stanno ispirando la nostra politica legislativa e riformatrice, e quindi diciamo in questa sede che il miglior modo per commemorarli nel concreto sarà di proseguire con forza sul cammino di attuazione della riforma della giustizia poiché aggredendo la corruzione si combatte, oggi, la grande criminalità”.

Molto intense le testimonianze di chi nei terribili anni Novanta, terribili ma allo stesso tempo entusiasmanti poiché forieri di una mentalità nuova e senza precedenti, ebbe a collaborare con i due Magistrati, iniziando con loro in molti casi il proprio cammino professionale nell’ordinamento giudiziario, nei corpi investigativi dello Stato ovvero il proprio cammino vocazionale in considerazione del ruolo non marginale in più circostanze svolto dalle parrocchie e dai soggetti ecclesiali più vicini ai singoli territori.

Si sono quindi avvicendati ai microfoni il giudice Bernardo Petralia, ex direttore dell’amministrazione penitenziaria presso il ministero della giustizia, il comandante della guardia di finanza Ignazio Gibilaro, responsabile del comando interregionale per l’Italia meridionale, il procuratore aggiunto antimafia di Reggio Calabria, ora in Emilia Romagna, Gaetano Calogero Paci collegato on-line, la presidente del tribunale di Marsala Alessandra Camassa – che ebbe Paolo Borsellino come proprio superiore – e don Giovanni Battista Tillieci che svolge la propria missione sociale e spirituale a capo di una parrocchia della “trincea” calabrese su un ex feudo confiscato alle ndrine a San Gaetano Catanoso.

“L’Albania ha un valore aggiunto straordinario che sono i suoi giovani. I Falcone e i Borsellino non nascono in tutte le generazioni, ma il loro insegnamento morale e professionale è un’eredità al servizio di ogni generazione in qualunque epoca storica”. Il tavolo dei relatori ha evidenziato l’importanza di una lotta al crimine che si rafforzi sempre di più sul piano tecnologico e della cooperazione macroregionale, perché paradossalmente se da una parte la malavita organizzata frena lo sviluppo delle aree d’origine, dall’altra pianta radici nelle aree dove è più diffuso il benessere e dove più alto è il tasso di crescita e di produzione del PIL.

“La cooperazione con l’Albania è agevolata dalla circostanza che le esperienze Italiane forniscono efficaci mezzi di prevenzione, a partire dalla definizione di corpi giudiziari e d’inchiesta resi indipendenti dal potere politico contingente, a differenza di quanto avveniva nell’Italia dell’età del Regno, l’Italia dei latifondisti che controllavano le terre tramite i campieri e che esercitavano per censo i diritti elettorali orientando politiche giudiziarie assolutorie anche di fronte a prove evidentissime”.

L’editoriale di AZ

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