Ci perdonino i latinisti, ma sfogliando il decreto anticrisi (o presunto tale) del governo Draghi, il gioco di parole, tra il serio e lo sdrammatizzante, ci è venuto spontaneo: un provvedimento “una tantum” che rischia di diventare “una pocum”. Prova ne sia la previsione di un bonus pari a 200 euro riconosciuto a redditi annui, da lavoro o da pensione, fino a 35.000 euro. Le decisioni racchiuse nella delibera del Consiglio dei ministri, oltre a prorogare fino a luglio il taglio delle accise e la riduzione IVA sugli idrocarburi, carburanti e metano, ha adottato interventi che, nella pratica, integrano o prolungano la vigenza e l’operatività di strumenti come il fondo di garanzia bancaria, orientandolo in misura maggiore verso le aziende maggiormente colpite dagli effetti delle sanzioni commerciali e della guerra, e come il super eco bonus al 110% applicabile alle villette.
L’elenco delle provvidenze finanziarie e fiscali vale 14 miliardi e, aggiunto al decreto precedente, porta il totale del piano cosiddetto anticrisi a 30 miliardi dall’inizio dell’emergenza energetica e bellica. Numeri che il Primo Ministro Mario Draghi si vanta di avere messo a segno senza il ricorso allo scostamento del bilancio che avrebbe comportato l’uso della leva del maggiore deficit da finanziare con emissioni di nuovo debito in una fase in cui la Banca centrale europea ha confermato di voler progressivamente chiudere l’ombrello protettivo del quantitative easing (inventato peraltro dallo stesso Draghi quando questi era Presidente della BCE).

Nel ventaglio delle decisioni assunte, vi sono altresì alcune curiosità degne di nota: tra queste, un ulteriore bonus che interviene a favore di studenti e lavoratori pendolari per metterli al riparo dalle conseguenze dell’aumento dei prezzi della benzina attraverso la creazione di uno specifico fondo destinato a finanziare gli abbonamenti sottoscritti dalle famiglie a più basso reddito utenti di bus e metropolitane.
A onore del vero, una soluzione molto simile a quella adottata, circa un mese fa, in Albania dal Primo Ministro Edi Rama e dalla Ministra per i trasporti Belinda Balluku nella forma di una compartecipazione del governo del Paese balcanico alla copertura del sovraccosto del combustibile pagato all’ingrosso dai gestori dei servizi dei pullman urbani e interurbani.

Il ministro Daniele Franco, titolare delle deleghe relative all’economia e al bilancio dello Stato, sottolinea che una quota della copertura del decreto è arrivata dalla tassazione varata sugli extra-profitti delle compagnie e aziende importatrici e produttrici di energia che hanno beneficiato, nei propri conti, delle spinte al rialzo dei prezzi sulle piazze internazionali di quotazione. In realtà, in precedenza abbiamo avuto modo di evidenziare che il Governo avrebbe dovuto utilizzare altre modalità di intervento nei confronti delle società di settore nelle quali detiene partecipazioni azionarie privilegiate dette in gergo “Golden Power” o “Golden share”: la vicina Francia ha parecchio da insegnarci in merito, e di gran lunga più efficace sarebbe stata una direttiva del ministero dell’economia e delle finanze, MEF, volta a vincolare, in sede di approvazione dei conti consuntivi e distribuzione degli utili di esercizio, i dividendi di competenza alla formazione di un fondo per il ristoro delle bollette delle aziende maggiormente penalizzate dai settori di appartenenza, in quanto più energivore o esposte in maniera superiore alla media al commercio con i mercati colpiti dai conflitti o dalle doverose sanzioni occidentali.
Lo stesso Senatore Gilberto Pichetto Fratin, Viceministro all’industria, presso il ministero del MISE guidato dall’onorevole Giancarlo Giorgetti, in un proprio messaggio affidato ai social media ha ammesso: “Si può fare certamente di più ma quella imboccata è la direzione giusta”. Non lo mettiamo in dubbio, ma quel “di più” deve essere messo in atto ora, senza bearsi eccessivamente su statistiche occupazionali ufficiali che hanno una valenza soltanto nominale non tenendo conto della circostanza che i contratti stabili, a carattere tutelante e dotati di retribuzioni adeguate sono soltanto una minoranza della variazione in aumento delle assunzioni e dell’occupazione.
L’editoriale di AZ