La soglia massima fissata dai due Paesi della penisola iberica, entrambi a guida socialista così come l’Albania di Edi Rama che fin dallo scorso autunno ha istituito lo scudo in bolletta per famiglie e piccole imprese, è stata resa fattibile dalla circostanza che entrambi si trovano al di fuori dei principali corridoi europei di passaggio del gas. All’inizio è stata l’Albania di Edi Rama con la fissazione, fin dallo scorso autunno, di uno scudo tariffario a favore di famiglie e piccole imprese non energivore; adesso, in ambito UE, è toccato a Spagna e Portogallo determinare un tetto massimo al prezzo del gas naturale, quantificato in 40 euro per megawatt/ora.
I governi dei primi ministri Pedro Sanchez (Spagna) e Antonio Costa (Portogallo) hanno spiegato che una simile decisione è stata resa possibile dalla circostanza che le grandi reti continentali di transito degli idrocarburi hanno traiettorie diverse, attenuando vincoli di dipendenza. Il prossimo Paese a stabilire uno scudo di tale genere dovrebbe essere l’Italia: il premier Mario Draghi ha sollecitato in tal senso l’Unione Europea, lasciando intendere – al pari del segretario del Partito democratico Enrico Letta – che in difetto di una direttiva specifica da Bruxelles il baricentro della scelta passerebbe necessariamente a Roma a palazzo Chigi.

Attualmente il prezzo per megawatt/ora è salito oltre la quota dei 100 euro, così come risulta dalla Borsa del gas di Amsterdam nei Paesi Bassi, a fronte di una media triennale intorno ai 20. Seguendo un ragionamento fondato sulla media ponderata, l’Italia dovrebbe poter beneficiare di un prezzo non superiore ai 60 euro per MWh. A oggi, il governo Draghi ha agito con parziali misure di compensazione che hanno ridotto l’impatto sulle famiglie non energivore e cercato di mitigare l’onere sulle aziende attraverso interventi come l’azzeramento degli oneri di sistema e i piani di rateizzazione, con la speranza che il moto speculativo abbia a sgonfiarsi.

Siccome però le cifre messe a disposizione da Draghi sommano in tutto ad alcuni miliardi, a fronte di rincari che nel complesso sono destinati a lievitare fino a ottanta miliardi nel corso del 2022. Fin da ora, pertanto, la sfida autentica è quella di una seria strategia industriale di diversificazione degli approvvigionamenti e di ripresa della produzione di energia sul mercato domestico. Oltre al rafforzamento della cooperazione adriatica con i Balcani occidentali a partire dall’Albania, un Paese fondamentale per l’arrivo del gas naturale grazie al lungo corridoio del Tap che fa giungere a destinazione il gas proveniente dall’Azerbaijan.

Attualmente è in corso in dibattito sulla opportunità di raddoppiare la capacità di captazione e di fornitura del gasdotto fino a un potenziale di 18 miliardi di metri cubi annui.
Le buone relazioni anche interpersonali tra i governi Rama e Draghi potranno senza dubbio accelerare il conseguimento di questo risultato infrastrutturale.
L’editoriale di AZ