L’augurio dell’Arcivescovo Arjan Dodaj: la pandemia e la guerra ci insegnano ad amare di più la vita e a lottare contro la corruzione

È tornato a celebrarsi, sabato scorso dopo tre anni, il rito della Santa Messa notturna che accoglie il giorno della Pasqua cattolica e la Resurrezione di Gesù. La pandemia, nel 2020 e nel 2021, non aveva più consentito il consueto appuntamento plenario con i Fedeli e con i cittadini, credenti e anche laici, nella cattedrale di San Paolo che accoglie le persone e le famiglie con il monumento della Santa madre Teresa di Calcutta in preghiera. A officiare la Messa della veglia della vigilia pasquale è stato Monsignor Arjan Dodaj, da inizio anno ufficialmente succeduto a Monsignor George Frendo nella guida dell’arcivescovado e della diocesi metropolitana di Tirana Durazzo, su nomina di Papa Francesco.

Originario di Lac Kurbin, città dell’Albania del Nord (soprannominata la seconda Medjugorje) flagellata dal tragico terremoto di novembre 2019, Monsignor Dodaj ha più volte ricordato il travaglio personale, familiare e generale di un Popolo costretto a celebrare, in segreto e a proprio rischio, i sacramenti cattolici vietati con la forza dal regime ateista crollato su se stesso, per implosione e crisi sistemica, nel 1991, sulla spinta proprio delle comunità credenti della parte settentrionale del Paese.

Monsignor Angelo Massafra Presidente della conferenza episcopale albanese

“La pandemia prima e la guerra ora, ci insegnano ad amare ancora di più la Vita. La stessa Resurrezione del Cristo è il simbolo della lotta tra la Vita e la morte – è stato il messaggio di Monsignor Dodaj per la Pasqua odierna – Le filosofie individualiste e materialiste portano molto spesso le persone a nascondere la testa sotto la sabbia, per cercare di non vedere l’ingiustizia e la corruzione, quella stessa corruzione che viene data per scontata quando magari si chiede un favore o un lavoro.

Monsignor Arjan Dodaj, arcivescovo metropolitano di Tirana Durazzo, durante la lettura del messaggio Pasquale

L’impegno di tutti deve essere a togliere la testa dalla sabbia, perché è finito il tempo in cui i riti cattolici si dovevano esercitare in segreto per paura. Dobbiamo smettere di pagare il debito della corruzione e impegnarci non a fuggire ma a lottare con forza della cristianità per una Albania migliore e più vivibile per tutti”.
Monsignor Dodaj ha rivolto la propria preghiera nei confronti delle famiglie Ucraine costrette alla fuga e alla migrazione di massa dal proprio Paese a causa dello scoppio della guerra, e ha esortato tutti a condividere il messaggio di Pace di Papa Francesco.

L’arcivescovo metropolitano di Tirana Durazzo ha invitato tutti i livelli di responsabilità individuale, politica e sociale del Paese a fare convergere il proprio impegno verso la giustizia e verso il concreto riconoscimento universale della dignità e dei diritti fondamentali della persona e della famiglia, come strumento per fare fronte ai propri doveri di cittadini e di appartenenti a una comunità.

Agli stessi princìpi si è richiamato, nel proprio messaggio della vigilia, Monsignor Angelo Massafra, arcivescovo della diocesi di Scutari e Presidente della conferenza episcopale albanese, il quale si è indirizzato in particolare ai giovani, consigliando loro di fare propria l’esortazione di madre Teresa di Calcutta a non abbandonare la propria terra e il proprio Paese, ma a lavorare tutti assieme per sradicare la corruzione e la disuguaglianza e fare dell’Albania un luogo sempre più accogliente per la vita e la speranza.

L’editoriale di A.Z

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