Bankitalia e Cerved: più prestiti per famiglie e imprese, ma a prevalere resta l’esigenza di liquidità non soddisfatta dai “ristori”

Incrociando i dati di Banca d’Italia e centro studi CERVED relativi agli ultimi dodici mesi, emergono linee di indirizzo sufficientemente chiare sullo stato dell’economia del nostro Paese e dei suoi principali “attori” privati, cioè famiglie e imprese. A balzare in primaria evidenza, è il tracollo del mercato dei mutui immobiliari, messo in crisi dalla circostanza che le surroghe non sono più considerate convenienti così come lo erano un tempo.

Le surroghe, lo ricordiamo, sono una opzione giuridico – ordinamentale, per il mutuatario, che fu introdotta per la prima volta nel 2007 dalla legge Bersani sulle liberalizzazioni: la norma stabiliva, e stabilisce, che un mutuo, autorizzato per l’acquisto dell’abitazione, può beneficiare della portabilità, ossia della possibilità che il cittadino beneficiario del finanziamento trasferisca, secondo una specifica procedura e con la previa accettazione della banca candidata a subentrare, il prestito in corso dall’istituto di credito originario verso un altro istituto in grado di praticare condizioni di maggiore vantaggio. In tal senso, la surroga non deve essere confusa con la sostituzione, consistente invece nella estinzione del mutuo pregresso a favore dell’attivazione di un altro ex novo.

Il panorama dei tassi di interesse ha spinto un maggior numero di persone verso la stipulazione di finanziamenti nuovi, la domanda dei quali viene trainata soprattutto dai giovani di età media al di sotto dei 35 anni, a cui i più recenti provvedimenti del Governo Draghi riconoscono agevolazioni specifiche volte alla crescita delle condizioni di autonomia personale attraverso l’acquisto del diritto alla proprietà abitativa.

Altro capitolo è quello relativo ai prestiti familiari e a quelli aziendali: sia la prima che la seconda tipologia sono in crescita tendenziale e congiunturale nel corso degli ultimi dodici mesi, rispettivamente del 3,8 e dell’1,2 per cento. Con specifico riferimento ai nuclei familiari, il centro studi CERVED rimarca un 26,6 per cento in più di finanziamenti richiesti per l’acquisto di beni e servizi, e un maggiore 20,7 per cento alla voce dei “prestiti personali”.

Una tendenza che può essere interpretata come l’orientamento rinforzato a salvaguardare alcuni aspetti del proprio status quo sociale, dal mantenimento di un’automobile dignitosa alla copertura delle spese per i figli fino alla necessità di sostenere una spesa personale sanitaria non prevista: alla base di tutto, vi è un problema di liquidità autonoma che rende necessario il ricorso all’indebitamento per cifre il cui importo unitario medio supera di poco gli ottomila euro.

Un campanello d’allarme sul quale la nostra classe politica non di rado distratta da eccessivi temi teorici o ideologici dovrebbe riflettere. Così come dovrebbe rappresentare motivo di riflessione l’andamento della massa dei depositi, cresciuti del 4,2 per cento (sebbene a un minore ritmo) al quale fa da contraltare un calo di quasi 7 punti del mercato obbligazionario, misuratore della mancanza di fiducia dei risparmiatori e della non-capacità del governo di predisporre uno strumento che incentivi in condizioni di sicurezza la mobilitazione di una quota del risparmio diffuso degli Italiani verso obiettivi costituzionalmente rilevanti di rilancio e rafforzamento di attività economiche nei settori manifatturieri e terziari – magari complementari al Pnrr – strategici per la sicurezza e la crescita del Paese.

L’editoriale di A.Z

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