Studio Confcommercio Confturismo: e 8 nostri connazionali su 10 pronti a cancellare la parola “vacanze” dal proprio vocabolario. Confindustria: nel settore alberghiero, un euro ogni 5 di ricavi è assorbito dal costo energetico. Il post pandemia e l’inflazione energetica e alimentare, seguita allo scoppio del conflitto in Ucraina, presentano il conto all’industria turistica Italiana: 160 milioni di presenze in meno al confronto con il 2019, in ragione di minori e mancati arrivi nell’anno 2021 per 60 milioni nelle nostre strutture ricettive. Con il sopravvento delle doverose sanzioni applicate dalla comunità occidentale contro la federazione Russa di Vladimir Putin, gli operatori del settore hanno già messo in conto le ulteriori ripercussioni commerciali connesse alla venuta meno, non si sa per quanto tempo, di quel mercato di provenienza molto sensibile al made in Italy di alta gamma.
Il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha esortato il governo a rafforzare, con effetto immediato, la portata finanziaria di strumenti quali moratorie, proroghe, capacità di copertura delle garanzie pubbliche sui prestiti bancari, ristori contro i rincari delle bollette a beneficio sia delle imprese ricettive che delle famiglie (sempre meno) potenziali clienti. Sì, perché già Pasqua fa risuonare un primo inquietante campanello d’allarme, poiché all’appello in ristoranti e hotel – per il ponte della Resurrezione – rischiano di non rispondere 4 milioni di Italiani sugli 8 che avevano già programmato un “fuori porta”.

E se la primavera registra la defezione di un avventore su due, l’estate minaccia austerità per 8 nostri connazionali su 10 che erano abituati a pianificare una vacanza nella bella stagione sulla media e lunga distanza.

Non meno grave la campana, non festiva ma sempre d’allarme suonata da Confindustria, alla quale sono associate le realtà alberghiere di maggiore grandezza e il cui fabbisogno energetico fisso ha oramai una incidenza tendenziale analoga a quella del manifatturiero vero e proprio. A intervenire per allertare il governo è la presidente della categoria industriale ricettiva Maria Carmela Colaiacovo, la quale ha aggiornato le ultime stime sull’impatto del rincaro della bolletta nei confronti di fatturati a propria volta da rivedere al ribasso: se prima della crisi internazionale, le utenze di luce e gas pesavano per 5 euro ogni 100 di volume d’affari, adesso il rapporto è di un euro ogni 5 di ricavi, tale da rendere non più sostenibili il mantenimento e la continuità operativa e occupazionale di molte aziende del settore.

Aziende, lo ricordiamo, che il governo Conte 2 aveva già in maniera improvvida escluso dai benefici del super ecobonus edilizio del 110 per cento. La presidente Colaiacovo chiede esplicitamente che l’industria alberghiera sia ammessa al credito d’imposta del 25 per cento riconosciuto alle imprese energivore. Il turismo, prima dell’emergenza della pandemia, esprimeva il 15 per cento del totale degli occupati in Italia, incidenza che saliva ulteriormente considerando i settori indotti e correlati come per esempio quello delle lavanderie industriali che lavorano per hotel e ristoranti e che aderiscono alla federazione di Assosistema, il cui vicepresidente Marco Marchetti evidenzia perdite di settore fino a 750 milioni di euro per il biennio 2020-2021.
L’editoriale di A.Z