Il rieletto Presidente della Repubblica, dinanzi al Parlamento in seduta comune, ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica e svolto un intenso discorso non solo di principio ma programmatico. Dignità, dignità, dignità: per non morire sul lavoro, per non essere sottopagati, per non dover scegliere tra maternità e occupazione. La dignità che le circostanze e l’assenza di controlli efficaci hanno negato al diciottenne Lorenzo Parelli deceduto nell’ultimo giorno di un progetto di alternanza scuola-lavoro. Il Presidente Sergio Mattarella, rieletto sabato Capo dello Stato, ha informato il proprio discorso di insediamento, per un nuovo settennato al Quirinale, dinanzi ai grandi elettori (deputati, senatori, presidenti di Regione), al recepimento del trasversale concetto di dignità personale come fattore di realizzazione sociale, morale e materiale dell’intero popolo italiano.
Un monito gentile ma risoluto nei confronti della politica e del governo, affinché non sia vana la procedura che ha condotto Mattarella a dover aderire a “una nuova inattesa chiamata alla responsabilità di Presidente della Repubblica alla quale non ho inteso sottrarmi”.

Il capo dello Stato ha percorso il vasto insieme delle questioni tuttora aperte: la prosecuzione della lotta al virus, l’ascolto degli studenti e delle loro inquietudini per una scuola moderna che li prepari alla vita e al lavoro, l’umanizzazione delle carceri per progetti di rieducazione responsabile e di prevenzione della recidiva, il contrasto alle mafie, l’azzeramento degli infortuni sul lavoro e del fenomeno dei lavoratori poveri. Molto incisivo il passaggio sul sostegno da garantire alle famiglie contro l’aumento del prezzo dell’energia.


Mattarella ha sottolineato la fedeltà italiana al patto Atlantico, all’ONU e all’Europa (commosso il ricordo di David Sassoli), e l’importanza che il nostro Paese svolga in queste sedi internazionali un ruolo protagonista valorizzando gli straordinari patrimoni di talento, creatività, cultura e bellezza. In tal senso, è una risorsa indubbia l’amicizia che ci caratterizza nei confronti dei popoli a noi vicini. Un riferimento doveroso è stato indirizzato a medici, personale sanitario e volontario e operatori dei servizi essenziali che hanno permesso di fronteggiare la fase più acuta della pandemia, risultato che non va disperso né vanificato.


Sergio Mattarella è consapevole di essersi indirizzato a un Paese che presenta numerose aree di sofferenza, disagio, rassegnazione: un Paese di cui egli ha assunto le difese all’inizio del dramma pandemico, quando ancora l’Europa non aveva preso coscienza dell’emergenza che di lì a poco sarebbe scoppiata. Adesso il ceto politico, che lo ha rieletto a larga maggioranza – per non avere saputo trovare un nome diverso che fosse altrettanto condiviso – non può più fare finta di nulla né permettersi di lasciare decorrere inutilmente quel che resta della legislatura 2018 – 2023.
Grazie, Presidente Mattarella e bentornato al Quirinale!
L’editoriale di A.Z