Visco: l’Unione Europea crei un fondo per l’ammortamento del debito pubblico extra contratto dai singoli Stati in tempo di Pandemia

Il governatore di BankItalia è intervenuto alla giornata mondiale del Risparmio fornendo importanti linee di indirizzo in tema anche di educazione finanziaria strategica per fronteggiare gli effetti dovuti al rincaro delle materie prime e degli approvvigionamenti energetici.

Il libro Cattolici Uniti da 130 anni di Tonoli, Brambilla, Zorgniotti – con prefazione del Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi – recepisce numerosi spunti e sollecitazioni provenienti da Via Nazionale, proponendo la “mutualizzazione” europea del debito pubblico e la sua riclassificazione per restituire ossigeno e spazi di manovra decondizionati alle politiche nazionali per la ripresa. Un fondo europeo per l’ammortamento del debito pubblico “extra” che è stato contratto dai singoli Stati per affrontare le conseguenze della prima e seconda ondata pandemica in particolare nel corso del 2020. Un impegno specifico delle autorità politiche della UE e di Bruxelles – leggasi commissione von Der Leyen – per evitare che il passivo originato dai piani nazionali di lotta alla recessione da coronavirus non pesi impropriamente sui margini e sulle prospettive delle politiche e dei piani di ripresa, con il rischio di vanificarli, man mano che ci si avvicina al 2023 quando torneranno in vigore i parametri di Maastricht, sospesi ma a oggi non modificati.

Il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco è intervenuto in apertura della Giornata mondiale del risparmio, che nel nostro Paese si colloca all’interno del mese dell’educazione finanziaria indetto dal Governo in collaborazione con il Comitato ministeriale edufin e con l’associazione Acri, per sottolineare come le autorità monetarie, nei fatti, abbiano svolto un ruolo proattivo di politica economica e finanziaria – si pensi al Quantitative Easing rinforzato della BCE di Christine Lagarde con la sottoscrizione di titoli del debito pubblico per centinaia di miliardi di euro al fine di contenere lo spread dei tassi d’interesse e di rinviare i piani di ammortamento – ma come, adesso e dopo il meritorio passo in avanti compiuto con il recovery fund (recepito in Italia tramite il Pnrr o recovery Plan), tocchi al livello politico compiere i passi finali e disinnescare una volta per tutte la mina dell’extra debito. Un passaggio fondamentale perché aprirebbe la via a una strategia di riclassificazione del debito pubblico sovrano italiano. Dal governatore di Via Nazionale è giunta una mirabile lezione di educazione economico finanziaria indirizzata alle Istituzioni politiche sia italiane che sovranazionali.

Nel libro – edito da Tracce per la meta – intitolato Cattolici Uniti da 130 anni, di Tonoli Brambilla Zorgniotti con magistrale Prefazione del banchiere scrittore Prof. Beppe Ghisolfi, sono recepiti numerosi spunti e sollecitazioni che vanno in tale direzione. Il tema della riclassificazione delle passività sovrane dello Stato – in pratica la ri-considerazione dell’enorme stock del debito pubblico all’interno del parametro del trattato di Maastricht – è un aspetto decisivo, come viene sottolineato nel libro, poiché considerando rilevante, ai fini del conteggio del vincolo del rispetto tendenziale del 60 per cento sul PIL del Paese, la sola esposizione debitoria esterna, e non anche quella interna corrispondente al risparmio accantonato e immobilizzato degli Italiani, si libererebbero margini molto ampi a favore di politiche di ripresa e di ripartenza vincolati alla sola crescita degli indicatori macro produttivi, occupazionali e reddituali e non più inchiodati al perseguimento esclusivo del pareggio contabile.

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